Venezia, 13 aprile 2022 – Una bandiera dell’Italia sventola dalle finestre di Palazzo Comello a San Canzian, nel sestiere di Cannaregio. È il 1866, il giorno dell’annessione di Venezia al Regno d’Italia, e quel pezzo di stoffa mosso dal vento rappresenta il coronamento del sogno e delle speranze di Maddalena Montalban, la “contessa mazziniana” che per tutta la sua vita ha contribuito, col pensiero e con l’azione, all’unificazione d’Italia. La fitta corrispondenza con Mazzini e Garibaldi, l’aiuto decisivo a Daniele Manin nella fase preparatoria dei moti del 1848, la fondazione di un giornale politico al femminile: ogni aspetto della vita di Maddalena Montalban racconta di un animo instancabile, determinato e controcorrente.
Figlia del conte patriota Girolamo Montalban di Conegliano, Maddalena cresce in un clima di passione attivista e d’insofferenza al potere straniero. Dopo il matrimonio con il conte di fede repubblicana Angelo Comello si trasferisce a Venezia, al tempo centro della lotta antiaustriaca, dove prende parte a una serie di iniziative di propaganda, raccolta di fondi, assistenza e tenuta di contatti con altri gruppi di insorti nel nord della penisola, e lavora a stretto contatto con Daniele Manin nella fase preparatoria delle azioni del 1848. Per Maddalena la delusione è grande quando, nello stesso anno, viene approvata l’unione di Venezia con gli stati Sardi e la Lombardia.
Ma rimanere in disparte ad aspettare non fa parte di lei e, così, inizia a dare il proprio contributo a diverse attività. Si unisce alla Pia Società delle Donne Veneziane, un’organizzazione che si occupa di curare ed assistere i feriti e i malati, nonché di fornire medicinali, armi e indumenti ai militari, e apre le porte del suo palazzo a San Canzian, nel sestiere di Cannaregio, adibendolo ad ospedale. Questo, però, non le basta, e si butta sull’editoria, partecipando all’impresa del primo giornale politico delle donne veneziane, e uno dei pochi giornali femminili del Quarantotto italiano, il Circolo delle Donne Italiane.
A mano a mano che il suo coinvolgimento nella causa repubblicana aumenta, aumentano anche i controlli della polizia nei suoi confronti. E Maddalena viene anche arrestata. La prima volta è nel 1861: viene incarcerata a Palazzo delle Prigioni per aver organizzato una messa di suffragio per la morte di Cavour. Avrebbe potuto evitare il carcere, pagando la multa corrispondente, ma Maddalena rifiuta con orgoglio e sceglie la detenzione. La seconda volta, invece, viene arrestata e condannata per aver commissionato ad un artista locale la realizzazione di una spada da regalare a Garibaldi come invito a scendere in campo per liberare il Veneto.
Ma nonostante gli arresti e i numerosi mesi di detenzione, Maddalena Montalban non ha mai cessato di dedicarsi attivamente alla causa patriottica fino al giorno della sua morte, continuando a lottare per la liberazione di Roma, Trento e Trieste dopo l’annessione del Veneto all’Italia.