La magia dei costumi delle Marie del Carnevale di Venezia. Lunedì l’atelier Pietro Longhi presenta il nuovo modello

11 Febbraio 2022

Venezia, 11 febbraio 2022 – Nulla nasce per caso o a caso. Soprattutto un costume di scena, un modello tradizionale, per una evocazione storica e in special modo se deve venire indossato da una donna. Il costume delle Marie del Carnevale, dal ritorno della rievocazione avvenuta nel 1999 grazie al visionario Bruno Tosi, ha vestito prima 7 e poi 12 ragazze con quattro diversi modelli. Quattro costumi che dovevano, in un certo modo, spingere chi li indossava e chi li vedeva, poi, sfilare, a ricordare e rivivere lo spirito e la storia della tradizionale sfilata delle giovani fanciulle veneziane.

“Nelle prime edizioni, la scelta di Bruno Tosi fu quella di affidarsi ad un noleggio dei costumi – racconta Maria Grazia Bortolato, che da Tosi ha ereditato il ruolo di organizzatrice e curatrice della rievocazione delle Marie dal 2012 – Inizialmente le ragazze erano 7 e non 12 e non c’era uno studio approfondito dell’abito come c’è oggi. Nel 2010, ci siamo affidati all’Atelier padovano di Francesca Serafini che ha disegnato il costume e che era caratterizzato da contorni medievali con delle mantelle di color marrone. Nel 2013, è, invece, iniziata la collaborazione con l’Atelier Pietro Longhi che ci accompagna ancora oggi e che ha disegnato due abiti diversi: quelli usati fino allo scorso anno e quelli nuovi che verranno presentati lunedì 14 febbraio alla selezione delle 12 Marie del Carnevale 2022”.

Francesco Briggi, assieme alla moglie Anna Zappella e Raffaele Dessì, sono l’anima, il cuore, la mente e il braccio operativo e pensante dell’Atelier Pietro Longhi. 

“Il rapporto professionale tra l’atelier e il Carnevale di Venezia è iniziato nel 2013, quando l’allora direttore artistico Davide Rampello, una persona di cultura, squisita e amante di Venezia, si rivolse a noi dicendo che c’era la necessità di cambiare i costumi delle 12 Marie. Abbiamo, così, deciso assieme di seguire la tradizione e per disegnare i primi modelli mi sono ispirato agli abiti che sono raffigurati nei quadri quattrocenteschi del pittore veneziano Vittore Carpaccio, consapevole del ruolo che avrebbero avuto le ragazze che sono parte dell’apertura del Carnevale. Immaginato un possibile modello, l’abito è stato contestualizzato e trasportato alle esigenze moderne senza dimenticare mai, però, la tradizione veneziana. Ecco, dunque, il primo bozzetto e poi il via al lavoro con il materiale fornito dalla storica tessitura Rubelli. Scelsi l’azzurro e il viola che bene si integravano con la gioventù delle ragazze”.

Un abito, un costume di Carnevale, ma in questo caso quasi di scena, va realizzato tenendo conto anche delle diverse esigenze di taglie e misure delle aspiranti Marie.

“Ci sono degli escamotage per rendere gli abiti indossabili: nel ‘400 e nel ‘500 erano formati da più strati, quelli creati dall’Atelier Pietro Longhi sono abiti più agili e veloci nella vestizione perché tengono conto dei numerosi giorni che devono venire indossati dalle ragazze e dai tempi spesso stretti che ci sono per la vestizione e svestizione per seguire i vari appuntamenti in città”.

Nel 2022, quindi, sarà svelato un nuovo modello, proprio in questa edizione che cade nelle celebrazioni dei 1600 anni di Venezia.

“Ho acquistato da Rubelli circa 60 metri di tessuto: per ogni abito servono dai 4,5 ai 5 metri. Il tessuto è un damasco di colore avorio e champagne con disegni floreali che ricordano la tradizione tessile dello stesso Rubelli. Ho deciso di non basarmi più sulla fine del ‘400, inizi ‘500, ma sono andato verso Tiziano e verso la metà del ‘500. Ho scelto più la luce. Un tessuto che riporta ad un colore chiaro. Questo anche perché a Venezia molto spesso le spose vestivano di chiaro anticipando un po’ il gusto moderno”.

Il Carnevale, un’avventura da vivere tutta d’un fiato e con poche ore di sonno sulle spalle. 

“È una cavalcata in cui si parte al piccolo trotto a novembre e poi si aumenta il passo finché non si arriva agli ultimi giorni, quando le richieste si accavallano. È un periodo intenso e stressante, sia fisico che mentale, però la soddisfazione ripaga. Noi regaliamo felicità a chi indossa i nostri vestiti. E non solo alle Marie del Carnevale”.

L’ultimo sforzo di solito è l’abito per la ragazza che vince il concorso diventando Maria dell’anno. “Sì, la vestizione della Maria che vince è l’ultimo km di questa corsa. Per decidere cosa farle indossare partiamo dal tema del Carnevale. Quest’anno “Remember the Future” è un tema complesso da tradurre ed è una sfida anche per noi. Ho sempre cercato di coniugare il tema con la tradizione del carnevale e anche la stessa ragazza. Abbiamo vestito 8 Marie vincitrici in questi anni: tutte hanno avuto il loro momento di importanza e gloria e tutte hanno avuto un prosieguo particolare anche di carriera. Claudia Marchiori è quella che mi fa più piacere vedere anche per la carriera che sta intraprendendo come attrice. Ma anche altre ragazze le sento ancora. Tutti gli abiti delle ragazze vincitrici sono di mia proprietà, ma non li noleggio. Li uso solo per particolari eventi od occasioni, magari qualche shooting fotografico. È il mio piccolo tesoro a cui quest’anno aggiungeremo l’1 marzo l’ultimo modello”.

 

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