Venezia 20 dicembre 2021 - Tenaglie arrugginite, seghetti in legno, vecchi attrezzi originali dell’Arsenale di Venezia, antiche bandiere delle regate di voga alla veneta risalenti a prima dell’Unità d’Italia, modellini di barche, cimeli antichissimi legati al mondo delle imbarcazioni veneziane. Parte della storia navale della città si nasconde in un luogo, un piccolo scrigno di oggetti, storie e aneddoti legati al glorioso passato navale di Venezia, di cui quest’anno si festeggiano i 1600 anni dalla sua fondazione. Questo luogo, poco noto, continua a conservare con cura, dedizione e rispetto del passato una parte importante della storia della città per non permettere al presente di cancellarne le tracce. Nel sestiere di Castello, all’interno dell’edificio che ospitava, un tempo, una delle sedi dell’Ospedale dei Santi Giovanni e Paolo, c’è la sede della più antica associazione ancora attiva a Venezia, la Società di Mutuo Soccorso Carpentieri e Calafati.
Fondata il 1° aprile del 1867, questa società, erede morale della Scola picola dei Calafai de l’Arsenal, cioè la scuola degli operai specializzati nelle costruzioni navali, è ancora viva grazie al lavoro di chi continua a farne parte e ne mantiene, ancora oggi, il suo statuto e i suoi valori.
Oggi, come allora, la Società di Mutuo Soccorso Carpentieri e Calafati di Venezia, che mantiene per i suoi membri ancora le antiche denominazioni gerarchiche, è regolata da una mariegola, un libro di regole che l’associazione possiede ancora e che ferma nel tempo un importante pezzo della storia della società ma anche della città di Venezia. È un preziosissimo volume conservato, nella sua versione originale del XIX secolo, all’interno della sede odierna della società a San Pietro di Castello. Un libro antichissimo e di grande valore filologico e storico, una vera e propria raccolta di articoli normativi ma anche di nomi e firme di personaggi importanti della storia del nostro Paese che, nel corso degli anni, sono diventati soci onorari dell’Associazione veneziana.
La mariegola della Società di Mutuo Soccorso Carpentieri e Calafati di Venezia la si può ammirare e consultare ancora oggi. È conservata all’interno della sua custodia originale che possiamo considerare come una vera e propria opera d’arte. In veneziano viene chiamata “cassea” ed è a tutti gli effetti un importantissimo pezzo d’antiquariato, una scatola rettangolare realizzata in legno e intarsiata a mano, che veniva usata, nelle varie scuole di mestiere della città, per conservarne le proprie mariegole.
Basta aprirla, con delicatezza, voltare, una dopo l’altra, le pagine ingiallite dal passare del tempo per scovare, in un’affascinante grafia d’altri tempi, articoli, norme e regolamenti e, sbirciando un po’ più a fondo, si possono toccare con mano le tracce d’inchiostro lasciate sulla carta dalle mani di alcuni dei più importanti personaggi della storia italiana da Giuseppe Garibaldi, diventato socio onorario a partire dal 14 aprile 1867 a Papa Giovanni Paolo I, membro dal 3 aprile del 1977, per passare poi al sindaco di Venezia Giuseppe Giovanelli, socio onorario nel 1969. Nella mariegola c’è anche la firma di Umberto di Savoia che fu membro onorario della Società dei Carpentieri e Calafati a partire dal 27 maggio 1878.
Le antiche corporazioni di mestiere della Repubblica Serenissima, come quella dei Carpentieri e Calafati, furono soppresse tra il 1806 e il 1807, in nome della libertà economica dopo che il Veneto fu annesso al Regno d’Italia e tutti i loro preziosi beni furono venduti a privati. Questo, però, non fermò un gruppo di operai navali che, ancora memori degli insegnamenti delle schole picole dei Calafai dell’Arsenal e dei Marangoni da nave di cui facevano parte, decisero di far tornare a vivere queste società anche a Venezia, sulla scia delle fiorenti società di mutuo soccorso in tutta Italia.
Fu così che il 24 marzo del 1867, in calle San Gioachin, a San Pietro di Castello, venne istituita un’assemblea tra tutti coloro che esercitavano la professione di carpentieri e calafati negli squeri cittadini insieme a chi lavorava negli scali dell’Arsenale per dare vita a una nuova Società di Mutuo Soccorso. Dopo un anno dalla sua fondazione, questa associazione, ritrovata e rinnovata, decise all’unanimità, il 30 agosto 1868, che il vecchio regolamento dovesse essere abolito a favore di un nuovo Statuto che fu posto in vigore il giorno stesso. Questo cambiò solo nel 1980 con l’istituzione di un ulteriore regolamento che apportava un’importantissima novità per l’associazione: l’accoglimento di tutte le categorie di lavoratori di ambo i sessi. Il terzo Statuto ci sarà, poi, solo alla fine degli anni ’90 a seguito della nuova riforma del sistema della sicurezza sociale.
Dopo due anni dalla sua fondazione, la Società di Mutuo Soccorso Carpentieri e Calafati di Venezia ricevette in dono dal suo socio Giuseppe Tonello lo squero di San Isepo, ancora oggi di sua proprietà, situato nell’omonima fondamenta a San Pietro di Castello, un cosiddetto “squero sotil”, cioè per piccole barche la cui rendita è ancora oggi destinata al sostentamento della società stessa. Oltre allo squero, negli anni, la società entrò in possesso anche di diverse altre strutture come appartamenti, due magazzini e oggetti legati alla manifattura navale del passato ma non smise mai di portare avanti il suo obiettivo di conservare e tramandare ai posteri la cultura navale veneziana dei tempi d’oro dell’Arsenale.
Oggi, a 1600 anni dalla fondazione della città dove è nata e continua a operare, La Società di Mutuo Soccorso dei Carpentieri e Calafati di Venezia porta ancora avanti il suo scopo conservando preziosi beni di un passato ormai andato ma evolvendosi verso nuove attività di beneficienza e nuovi progetti a carattere culturale e didattico per continuare a diffondere la cultura navale veneziana e non far perdere le tracce di un artigianato di settore che ha reso Venezia un esempio in tutto il mondo.
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