I Mr. Wolf del restauro: 35 stuccatori e restauratori di Unisve ogni giorno salvano il patrimonio di Venezia

31 Gennaio 2022

Tutte le mattine una squadra di 35 persone, tra stuccatori e restauratori, parte dal laboratorio, a pochi passi dal ponte dei Pugni, per dirigersi ciascuno verso il proprio cantiere. Ogni giorno si realizzano nuove superfici e decorazioni, si restaurano mobili antichi, superfici interne ed esterne dell’edilizia storica, si interviene per conservare materiali lapidei e musivi, superfici decorate, statue e manufatti. Ogni giorno, insomma, si contribuisce a proteggere e salvare Venezia e il suo enorme patrimonio artistico e culturale, che vanta una storia lunga 1600 anni.

I “Mr. Wolf” del restauro, i risolutori di problemi, fanno parte di Unisve, l’Unione Stuccatori Veneziani, nata nel 2001 da un gruppo di artigiani, discepoli del maestro stuccatore Mario Fogliata, per sostenere e mantenere vive alcune tecniche artigianali della tradizione veneziana che rischiavano di andare perdute. Con gli anni Unisve è cresciuta e ha ampliato le proprie competenze: non solo decorazioni in stucco e restauro, ma servizi per l’arte per privati e musei, progettazione di spazi e allestimenti museali, interventi urgenti di messa in sicurezza e consolidamento,indagini stratigrafiche e diagnostiche, mappature del degrado. E tanto ingegno, mescolato alla pratica. 

“Siamo come Mr. Wolf del film Pulp Fiction. Nasciamo come stuccatori, poi piano piano abbiamo ampliato sempre di più il nostro raggio e abbiamo fatto quello che ci chiedeva il mercato usando le nostre conoscenze, che alla fine sono sempre le conoscenze tradizionali e l’esperienza, ovviamente – racconta l’anima nonché direttore tecnico di Unisve, Guido Jaccarino – lavoriamo principalmente su Venezia ma adesso, ad esempio, stiamo intervenendo anche sulle facciate del castello di Roncade. Sono lavori che arrivano da clienti che ci hanno conosciuto a Venezia e che ci stimano”.

Lo stuccatore è una figura antica della tradizione veneziana, era il professionista che lavorava al fianco di architetti, scalpellini, pittori, falegnami e terrazzieri per decorare, con stucchi e marmorini, i meravigliosi palazzi della città. Una figura che, dalla metà del Novecento, ha rischiato di scomparire con l’avvento del minimalismo e il cambio di gusti e stili e alla quale Unisve ha saputo invece ridare importanza. 

“Abbiamo cercato di riportare alle origini la nostra professione e un po’ per volta ci siamo riusciti, grazie anche al nostro maestro Mario che ha scritto anche un libro, “L’arte dello stucco a Venezia”, ossia il vangelo dello stuccatore anche a livello mondiale, perché è il libro principale che parla della tecnica, del marmorino e dello stucco – continua il direttore – Adesso Unisve si occupa di restauro di superfici, della realizzazione di nuove decorazioni, seguendo però le tecniche tradizionali, non solo con lo stucco: abbiamo ripreso le tecnologie, facendoci aiutare da altri artigiani, andando a studiare i trattatisti, facendo sperimentazioni sul campo. Oltre a questo, siamo intervenuti anche in altri ambiti, sempre usando le tecniche tradizionali, ma in maniera diversa dagli standard: utilizziamo le tecniche di restauro anche su superfici moderne o appena costruite, cercando di conservare invece che sostituire. A volte dobbiamo realizzare degli allestimenti, o avere a che fare con la movimentazione di opere d’arte, e anche lì, anche se non utilizziamo le nostre tecniche, abbiamo comunque una squadra affiatata e l’esperienza di restauratore che ci aiuta a svolgere in modo adeguato il nostro lavoro. La cosa bella, che sta succedendo negli ultimi anni, è che Venezia sta attirando designers, arredatori, persone di altissimo livello, da tutto il mondo. E quello che ci piace è che queste persone vengono qui, cercano la tradizione nell’arte, ci stanno ad ascoltare e ci danno degli input per reinventarla con il loro stile. Quindi, riusciamo a realizzare delle cose estremamente moderne e complesse, nello stile di queste persone che vengono da tutto il mondo, utilizzando delle tecniche locali, della tradizione veneziana millenaria”.

Il laboratorio, che un tempo era uno squero e poi una falegnameria, è la “bottega” dove nasce tutto, dove si restaura, si preparano i materiali, dove si scambiano le idee e ne nascono di nuove. Ma è anche uno spazio dove fare corsi, dove Jaccarino insegna agli architetti a mettere le mani in pasta, a toccare la materia, a capire dal punto di vista pratico cosa significa restaurare. Perché lui, che dopo la laurea in architettura è andato a fare il muratore, se non conoscesse il gesso, la calce, la polvere, non sarebbe in grado di capire il proprio lavoro in maniera completa. I motivi per i quali, ad esempio, se la temperatura scende sotto i 5 gradi è inutile lavorare sugli intonaci esterni, perché tanto non dureranno.  

“Tra i tanti lavori che abbiamo fatto, quello che mi rimane nel cuore sono gli ultimi interventi presso Palazzo Grimani, Domus Grimani 1 e 2 – commenta – Per merito di Venetian Heritage e del direttore del museo, che ci hanno dato grande fiducia, siamo riusciti a unire tutti i nostri talenti in un solo luogo: abbiamo fatto il lavoro degli stuccatori, dei restauratori, abbiamo lavorato con lo staff tecnico, che è riuscito a risolvere tutta una serie di problematiche legate alla conservazione di opere d’arte, e abbiamo fatto anche delle nuove finiture di pregio. Nella prima decade del 2000 abbiamo lavorato a villa Pisani a Stra, abbiamo fatto la facciata della chiesa dei Tolentini e numerosi interventi a Venezia e nel territorio circostante. Adesso stiamo lavorando su alcune facciate sul Canal Grande, nello scalone monumentale di San Giovanni Evangelista, nel tablino di Andrea Palladio alle Gallerie dell’Accademia, stiamo restaurando gli esterni affrescati del castello di Roncade, oltre a lavorare in diversi ambienti privati. Da alcuni anni lavoriamo anche su cose più piccole, come l’attuale intervento su tavolini e cornici settecentesche di proprietà del Fai”.

E poi ci sono i lavori a tutto tondo, quelli che impegnano la squadra in un lavoro anche progettuale e che richiedono soluzioni ingegnose e creative: come il restauro della Sala dell’Albergo alle Gallerie dell’Accademia, commissionato da Save Venice inc. nel 2012, o l’aver messo in salvo la tela del Tiziano, “Davide e Golia”, che aveva subito dei danni nell’incendio che ha coinvolto la Basilica della Salute nel 2010. 

“Quello che ci siamo chiesti stando qua è che cosa possiamo fare per la nostra Venezia? - conclude Jaccarino - perché ormai siamo una realtà che influisce a Venezia, che riceve da Venezia, e vogliamo restituire. E così, dal 2021, il 2 per cento del nostro bilancio lo devolviamo al restauro di opere in città, e poi abbiamo aperto il nostro laboratorio alla comunità: nella nostra sala più grande facciamo presentazioni e corsi, in collaborazione con Confartigianato, l’Ordine degli architetti e le scuole di restauro. E ci stiamo anche interessando per far sì che i giovani vengano formati e possano portare avanti i mestieri artigianali tradizionali veneziani, che altrimenti rischiano di scomparire”.   

 

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