Venezia, 1 settembre 2022 – Sessant’anni di pagine scritte, di pagine lette, sessant’anni di storie, di autori, di attese e di cerimonie. Compie 60 anni il Premio letterario Campiello, istituito nel 1962 per volontà degli Industriali del Veneto con lo scopo di ritagliare un preciso spazio per l’imprenditoria veneta nel mondo culturale italiano. Nella sua storia, il Premio Campiello ha provato la validità delle sue scelte culturali segnalando all’attenzione del grande pubblico numerosi autori e romanzi che hanno segnato la storia della letteratura italiana.
Sabato 3 settembre alle 20.30, sul palco del Teatro La Fenice, si terrà la cerimonia di premiazione della 60esima edizione: Francesca Fialdini, conduttrice televisiva, volto noto di Rai1, presenterà per la prima volta la cerimonia di premiazione del vincitore del Campiello 2022, affiancata dal cantante e musicista Lodo Guenzi. La serata verrà trasmessa in diretta televisiva su Rai 5 sabato 3 settembre dalle 20.45.
Come sempre, sono 5 i finalisti che si contenderanno il prestigioso riconoscimento: “Nova” di Fabio Bacà (Adelphi), “La foglia di fico” di Antonio Pascale (Einaudi), “Stradario aggiornato di tutti i miei baci” di Daniela Ranieri (Ponte alle Grazie), “Il tuffatore” di Elena Stancanelli (La Nave di Teseo), “I miei stupidi intenti” di Bernardo Zannoni (Sellerio).
La prima edizione si svolse nel 1963 a Venezia nell’isola di San Giorgio e vide premiare il romanzo di Primo Levi “La Tregua”. Da allora, molta strada è stata fatta e oggi il Premio è ritenuto uno tra i più prestigiosi d’Italia e tra i più importanti nel panorama editoriale italiano ed è un canale con il quale si intende offrire un contributo alla promozione della narrativa italiana, incentivare e diffondere il piacere per la lettura.
La formula per decretare il vincitore non è mai cambiata nel corso delle numerose edizioni ed è frutto del lavoro di una duplice giuria, una tecnica e una popolare. La prima preposta a nominare i cinque finalisti scelti tra quanti, secondo i termini del bando di concorso, vengono indicati ammissibili al premio; la seconda, che varia ogni anno e composta da 300 lettori, chiamati a scegliere il vincitore, e i cui nomi rimangono segreti fino alla sera della cerimonia, a garantire la totale indipendenza di giudizio.
Tra i vincitori delle 60 edizioni anche dei veneziani: come lo scrittore Alberto Ongaro, che nel 1986 ha conquistato tutti con il suo romanzo “La Partita”; oppure Andrea Molesini e il suo “Non tutti i bastardi sono di Vienna” che si è aggiudicato l’edizione 2011.
La curiosità: l’origine del nome
Nato a Venezia, il Premio aveva bisogno di un simbolo veneziano: il copyright è di Edilio Rusconi, allora giornalista e non ancora editore, che fece parte delle prime giurie e che trovò nel tipico spazio della vita pubblica veneziana, il campiello appunto, lo spunto giusto per definire una manifestazione culturale. Il nome doveva sottolineare la partecipazione decisiva di 300 lettori per la scelta del vincitore, la Giuria popolare, e il legame con la città in cui il Premio è nato. Il campiello, infatti, nella tradizione veneziana ha sempre rappresentato il luogo d’incontro, di scambio culturale e mercantile per eccellenza.
Il nome “Campiello” richiama anche l’idea del teatro di Carlo Goldoni: la Venezia settecentesca delle calli e dei campielli, col suo mondo affollato da personaggi di ogni ceto sociale di cui l’autore seppe ben rappresentare vizi e virtù. E così nome e legami tornano anche nel Premio che viene consegnato al vincitore. Il Premio che viene attribuito al vincitore è la riproduzione in argento del pozzo veneziano ancora presente in molti campielli, “la vera da pozzo”; fondamentale per la città in quanto unica fonte di approvvigionamento dell’acqua potabile. Iconograficamente il premio si ispira alla vera da pozzo di San Trovaso, nel sestiere di Dorsoduro a Venezia.