Venezia, mercoledì 15 settembre 2021 - Le celebrità che hanno calcato il red carpet nelle varie edizioni della Mostra del Cinema, i tuffi dei ragazzini nel Canal Grande, l’alluvione del 4 Novembre 1966 e gli elefanti che passano da un ponte all’altro in occasione del Circo Togni. Sono solo alcuni dei mille volti di Venezia, immortalati nell’archivio di Cameraphoto Epoche e custoditi in scatole del passato che contengono più di 300.000 preziosi negativi. 40 anni di storia di Venezia raccontati dagli scatti di una macchina fotografica tra il 1946 e il 1987. Custode di questo autentico tesoro è Vittorio Pavan.
Ha iniziato a fare il fotografo quasi per caso, a 14 anni, andando di bottega in bottega alla ricerca di lavoro e spargendo la voce, come si faceva un tempo. La sua lunga carriera comincia proprio a Cameraphoto, agenzia fotografica veneziana fondata nel 1948 da Dino Jarach, tra fotografi del calibro di Celio Scapin, Claudio Gallo, Walter Stefani e Claudio Stigher, i suoi maestri.
“Mi sembrava di stare in un sogno. Vedere i fotografi che andavano su e giù per la città – racconta Pavan-. Nel tempo libero andavo a guardarmi le foto e vedevo tutti i personaggi famosi del cinema”. Ed è proprio il cinema uno dei grandi protagonisti di questo prezioso archivio nel quale, non solo è contenuta la versione originale del celebre scatto fatto a Paul Newman a bordo di un motoscafo con San Marco sullo sfondo durante la Mostra del Cinema nel 1963, ma anche scatti raffiguranti Sean Connery alla guida di un taxi acqueo, Sophia Loren su un balcone che si affaccia al Canal Grande e Alberto Sordi all’interno della Biennale d’Arte nel 1958. Nel tempo, molto è cambiato nella rappresentazione fotografica delle star al festival.
“Gli scatti dei divi di una volta sono scatti intimi, veri – racconta Pavan-. Le star all’epoca giravano per Venezia, vivevano Venezia e i fotografi erano liberi di immortalarli, anche con la laguna a fare loro da sfondo”. Tra tutti gli scatti che Pavan ha fatto dal 1976 al 1984 alla Mostra del Cinema però, sono i negativi delle foto fatte a Sergio Leone quelli a cui è più legato. Forse perché, proprio a fianco del pluripremiato regista italiano, spettatore alla prima di “C’era una volta in America”, Pavan c’era.
Ma l’archivio è grande, e non conserva solo l’arte del cinema e i suoi attori, ma molto, molto di più. L’anima di Venezia è custodita tra gli scatti che raffigurano una Piazza San Marco completamente innevata durante la metà del secolo scorso, mentre quasi come in una contrapposizione tra sogno e realtà, una Venezia atipica fa da sfondo al passaggio dei dromedari lungo un ponte per l’arrivo del Circo Togni, sotto lo sguardo attonito degli operai che procedono con lo scavo del canale.
Cameraphoto Epoche mostra quanto lavoro, studio, maestria e autenticità ci sia dietro ad un semplice click, perché nonostante ora la fotografia sia diventata uno strumento alla portata di chiunque possieda un cellulare di ultima generazione, una volta non era così. Una volta la libertà di fotografare era limitata alla pellicola e al numero di scatti a disposizione, e quindi imparare a guardare dentro al mirino era fondamentale. “Perché il mirino - come sottolinea Pavan - è una tela di cui bisogna saper avere il controllo”.
La fotografia come arte senza tempo, come missione e passione, è la fotografia rappresentata in questi circa 300.000 scatti cartacei che rischiano di andare perduti se non digitalizzati al più presto. Va avanti da quasi vent’anni, infatti, il processo di scannerizzazione e archiviazione digitale delle fotografie, perché il vero obiettivo, oltre a rendere le fotografie fruibili a chiunque, è non perdere questo prezioso tesoro dichiarato, per altro, di interesse nazionale dal Ministero per i beni e le attività culturali.
Una delle sue speranze più grandi è quella di riuscire a salvare l’archivio, a cui Vittorio Pavan ha dedicato e dedica tutt’ora la sua vita. La stessa speranza che nel suo lavoro di fotografo ha spesso immortalato e che, sfogliando le immagini in bianco e nero, ritrova nel ricordo di uno scatto che racconta l’arrivo dei profughi vietnamiti a Venezia, fatta da lui quando ancora si occupava di fotogiornalismo. Partito da Tessera su un elicottero, racconta di essere atterrato sulla nave ancora in mare aperto, e di aver poi documentato il suo arrivo a Venezia. “Mentre facevo questa foto avevo due bambini attaccati alle gambe, e uno sulle spalle. Loro arrivavano dalla miseria, pieni di speranza ed era pieno di gente che li accoglieva, c’era la folla. Io ero li con loro e sentivo la loro tensione nell’entrare a Venezia, quasi come un sogno”.