Venezia, 29 luglio 2022 - Fu la più dotata allieva di Vivaldi e la più celebre fra le figlie della Pietà. Anna Maria, conosciuta anche come Anna Maria del Violin, rimase per tutta la sua esistenza all’interno dell’Ospedale della Pietà, il convento, orfanotrofio e conservatorio di Venezia, percorrendo i vari livelli di gerarchia: da figlia di Choro a figlia privilegiata, per passare poi a maestra di strumento fino a diventare Maestra di coro, il ruolo in assoluto più elevato.
Un talento, quello per la musica, celato dietro le grate del coro della Pietà, attraverso cui incantava tutti coloro che passavano dall’Ospedale e che la definirono entusiasticamente come “il primo violino d’Italia”.
Nata fra il 1695 e il 1696, Anna Maria era l’allieva privilegiata dal Prete Rosso, solo per lei, infatti, vennero composti venticinque concerti, con un cimento tecnico molto elevato. Una polistrumentista esperta, un’orchestrale particolarmente versatile in grado di esibirsi con altri strumenti oltre al violino, che era la specialità. Anna Maria aveva raggiunto un livello di maturità e di virtuosismo degno di una professionista quando, all’età di venticinque anni, venne acquistato per lei un violino del celebre Matteo Sellas, un celebre liutaio, il cui prezzo dello strumento lascia intuire la bravura della ragazza.
Le figlie della Pietà erano delle giovani donne orfane che venivano accolte in età infantile, senza cognome e senza futuro. Questa Istituzione dava loro una possibilità di riscatto: qui potevano imparare un mestiere e trovare un marito. Fra queste, una piccola élite selezionata entrava a far parte del coro, le Figlie di Choro, di cui faceva parte Anna Maria.
Il suo talento era talmente evidente che venne soprannominata “Del Violin”, una sorta di cognome con cui veniva riconosciuta la sua grande abilità e passione per la musica, ma anche la sua origine illegittima, un marchio a fuoco indelebile che porterà fisicamente sulla sua pelle.
Diventare “figlie di coro” costituiva un privilegio: a differenza delle “figlie di commun”, quelle di coro avevano diritto a un vitto migliore, potevano ricevere gratificazioni in danaro e, se chieste in sposa a qualcuno, venivano proviste dall’Ospedale di una piccola dote.
Un numero ristretto di quattordici fanciulle, scelte ogni tre anni fra le figlie di coro più meritevoli e due maestre, costituiva il gruppo delle “figlie privilegiate”. A loro era concesso di prendere sotto la propria tutela una “figlia di educazione”, ossia fanciulle dell’aristocrazia o della borghesia mercantile che pagavano una retta per ricevere una solida educazione musicale.
Anna Maria passò tutte queste fasi di formazione e raggiunse addirittura il livello di Maestra di coro, doveva dirigere il coro, vigilare sulla disciplina, replicare gli insegnamenti dei maestri e farne le veci quando erano assenti. Una vita interamente trascorsa presso l’Istituto della Pietà, dove morì all’età di novantasei anni dopo una lunga febbre e un talento riconosciuto da Antonio Vivaldi, che la omaggiava evidenziando in lettere maiuscole “AMore” nei concerti di viola d’amore per lei scritti.