Venezia, 23 marzo 2022 - “Amor m’ha fatto tal ch’io vivo in foco”. Inizia così il suo sonetto più noto, quello che è riuscito a catturare l’attenzione e l’ammirazione di Gabriele D’Annunzio. Dotata di una voce spontanea e appassionata, in bilico tra tradizione e innovazione, amata e detestata dai suoi contemporanei e dai posteri, Gaspara Stampa è senza dubbio una delle poetesse più singolari e affascinanti del panorama letterario del Cinquecento veneziano. Cantando l’amore struggente per un uomo che ricambierà solo tiepidamente i suoi sentimenti, le sue 311 poesie, pubblicate postume dalla sorella Cassandra, appaiono oggi estremamente moderne e rendono la sua opera una gemma ancora poco conosciuta dei 1600 anni di letteratura di Venezia.
Di origini padovane e figlia un mercante di gioielli, che vuole per lei una buona educazione letteraria e musicale, è a Venezia che Gaspara Stampa vive tutta la sua breve e intensa vita, risplendendo nei salotti letterari e circoli artistici della città lagunare. Primo tra tutti quello di casa Stampa, tra i più frequentati e apprezzati: vi si riuniscono qui pittori, musicisti e letterati, e restano tutti inevitabilmente ammaliati dalle doti della giovane. Gaspara è bella, intelligente e colta, canta e suona il liuto. In molti tentano, invano, di vincere il suo cuore. Riceve lettere ardenti, le vengono dedicati sonetti e intere opere, e tra i suoi più assidui ammiratori si conta anche Francesco Sansovino, figlio del celebre architetto. Lei però, donna libera e vivace, rifiuta ogni proposta di matrimonio.
Ma il colpo di fulmine arriva anche per lei: è durante il Carnevale del 1548, che Gaspara si innamora perdutamente del conte Collaltino di Collalto, uomo di guerra e di lettere che non ricambierà mai del tutto gli intensi sentimenti della poetessa. A lui dedica la maggior parte delle sue Rime, un vero e proprio diario lirico in cui Gaspara arde di un amore imperfetto e doloroso, attraversato da forti emozioni, da attese e desideri, delusioni e speranze.
Pubblicate dopo la morte della poetessa grazie all’impegno della sorella Cassandra, le Rime di Gaspara Stampa sono considerate oggi una produzione letteraria unica nel suo genere, frutto di una voce spontanea, appassionata e libera che si distacca nettamente da quello che è il panorama letterario cinquecentesco di Venezia. “D’arder e d’amar io non mi stanco”: le sue poesie circolano sin da subito a Venezia, ma è una passione ancora troppo autentica, troppo moderna, libera ed emancipata per il Cinquecento, tanto che qualcuno la chiama senza mezzi termini meretrice.
La sua franchezza e modernità, antica e moderna allo stesso tempo, in bilico tra tradizione e innovazione, così inaspettata per il Rinascimento, viene riscoperta solo diversi secoli più tardi e risulta, ancora oggi, intensamente godibile, tanto che molti la considerano una delle figure femminili più luminose e originali della letteratura italiana.