Venezia, 8 Marzo 2022 – Ha radici lontane la storia delle donne di Venezia, città che quest’anno celebra i 1600 anni dalla sua nascita. Da più di sette secoli la città lagunare garantisce diritti, indipendenza e libertà alle sue imprenditrici, alle sue poetesse, alle sue scrittrici e alle sue artigiane e oggi, nella giornata dedicata alle donne, inizia un lungo viaggio per raccontare, ad una ad una, alcune tra le storie delle donne che fecero grande la Serenissima.
Non è un caso, quindi, che nacque proprio qui, tra le mura di Palazzo Corner Piscopia Loredan, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, la prima donna al mondo laureata in filosofia.
È il 25 giugno del 1678 quando Elena, figlia di Zanetta Boni e di Giovanni Battista Cornaro, procuratore di San Marco e discendente della regina di Cipro Caterina Cornaro, si laurea all’Università di Padova. Parlava ben sette lingue e studiò con i migliori insegnanti della Repubblica Serenissima, alcuni dei quali aderivano all’Accademia degli Argonauti, all’epoca innovativa negli studi geografici. Tuttavia, nonostante la posizione di avanguardia della città lagunare come garante dell’emancipazione femminile, la conquista di Elena Lucrezia non fu affatto priva di ostacoli. Arrivò dal cardinale e cancelliere dell’Università di Padova, Gregorio Barbarigo, la più dura tra le opposizioni. Il cardinale, infatti, definì come uno «sproposito tale da renderci ridicoli in tutto il mondo far di una donna un “dottore”» la conquista della trentaduenne veneziana. Opposizione che obbligò Elena a rinunciare al titolo di dottore in teologia e ad accontentarsi, piuttosto, del titolo di magistra et doctrix in philosophia dopo la discussione magistrale di due delle tesi di Aristotele. L’eccezionalità della conquista del titolo di dottore in filosofia da parte di una donna fece parlare e discutere per molto tempo tutto il continente, e passerà quasi un secolo prima che un’altra donna, Laura Bassi, possa seguire le orme della Piscopia. La passione di Elena per la conoscenza la portò a trasferirsi nella città di Padova, dove si divise tra studio e beneficenza fino alla sua morte, diventando simbolo dell’emancipazione femminile e della cultura a Venezia e nel mondo. Proprio a Venezia, Elena viene ricordata con una targa apposta all’esterno del Palazzo Corner Piscopia Loredan mentre a Padova, città che la rese celebre, viene onorata con una statua conservata all’interno del Palazzo del Bo.
Essere donne a Venezia all’epoca della Serenissima significava avere una voce nella società, voce che veniva ascoltata, considerata e ammirata nel dibattito pubblico. Essere donne a Venezia significava anche avere il diritto di potestà sui figli, il diritto all’acquisto di una casa e soprattutto, il diritto alla cultura e allo studio. Secolo dopo secolo, grazie a questi diritti, le veneziane iniziarono a farsi spazio nella loro società poiché le donne erano «buone a tutto e del pari degli uomini» come sosteneva Elisabetta Caminer, giornalista, traduttrice, regista e tipografa. I “mestieri da uomini” diventarono anche i “mestieri da donne” nella letteratura, nell’artigianato e nell’arte, rendendole famose in tutta Europa.
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