Venezia, 4 gennaio 2022 – Millequattrocento manoscritti, 42 mila libri antichi a stampa, fra cui rare edizioni di incunaboli e cinquecentine, 3 mila incisioni e più di 350 fra carte geografiche e mappali, oltre agli atlanti. E un fondo moderno a stampa che comprende più di 400 mila volumi. È il patrimonio che costituisce la biblioteca Querini Stampalia, che ogni anno viene frequentata da una media di circa 62 mila utenti. Un luogo “amico” ai veneziani, che considerano la biblioteca come una stanza in più della propria casa.
“I veneziani sono molto affezionati alla biblioteca perché ci hanno studiato – conferma la direttrice della Fondazione Querini Stampalia, Marigusta Lazzari – I ragazzi qui si danno appuntamento, è un luogo di affinità, di cuore, di casa. Anche l’architetto Mario Botta veniva qui da studente, perché è un posto pulito, caldo d’inverno e fresco d’estate, come nelle volontà di Giovanni Querini, e ci sono libri che da altre parti non riusciva a trovare. Botta ci ha regalato il suo progetto di restauro in segno di riconoscenza per gli anni che ha passato qui dentro”.
Nel suo testamento, Giovanni Querini lasciava scritto che la biblioteca sarebbe dovuta restare aperta “in tutti i giorni, ed ore in cui le biblioteche pubbliche sono chiuse, e la sera specialmente per comodo degli studiosi”, un intento che ancora oggi si concretizza con un’apertura quotidiana fino a mezzanotte, anche durante le festività.
Una biblioteca che ha sempre voluto fare la differenza, come quando, nel 1938, dopo l’emanazione delle leggi razziali, mantenne a catalogo e sugli scaffali i testi di autori ebrei, sfidando le norme che ne volevano la cancellazione.
“I veneziani conoscono la biblioteca perché la frequentano quando sono ragazzi, poi col tempo, crescendo, imparano ad apprezzare anche il resto – aggiunge Lazzari – ai nuovi iscritti regaliamo un biglietto per il museo, per stimolarli a conoscere tutto quello che c’è dietro”.
Negli anni Novanta la biblioteca ha aderito al Servizio bibliotecario nazionale e al suo catalogo collettivo rende i dati della biblioteca accessibili agli utenti di tutto il mondo.
“Il 10 per cento del fondo moderno è direttamente fruibile nelle sale, il resto è nei depositi e quindi accessibile con la richiesta in distribuzione, poi abbiamo un fondo antico importantissimo di manoscritti, incunaboli, cinquecentine, incisioni, stampe e disegni, tra cui la pianta prospettica di Venezia “a volo d’uccello” di Jacopo de’ Barbari – continua la direttrice – la biblioteca è generale e serve da supporto e da base per lo studio, poi ha delle sezioni specializzate come l’arte e l’architettura, sia veneta che non. Diciamo che le biblioteche universitarie oggi sopperiscono a tutte le esigenze specialistiche sulle materie perché, ovviamente, sono utilizzate dagli studenti in maniera diversa, mentre noi diamo strumenti di base e specialistici solo per alcune materie. Abbiamo però anche un “parco periodici” importante: sono oltre 250 gli abbonamenti annuali che mettiamo a disposizione. Sono riviste di vario genere, dalla storia alla letteratura alle scienze, perché questa è la caratteristica di questo luogo, offrire qualcosa in più”.
E lo studio viene inframmezzato da una pausa nella rinnovata caffetteria o nel giardino di Carlo Scarpa, dove si entra quasi in religioso silenzio, per ascoltare il gorgoglio dell’acqua che si incanala in piccoli labirinti artistici, dove niente è lasciato al caso, perfino le essenze e le alberature che, con i loro fiori e profumo, segnano il lento andare delle stagioni in un luogo che sembra invece eterno.
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