Venezia, 11 ottobre 2021 – Una mostra dedicata alla città di Venezia, organizzata nella Villa Rumyantsev, a San Pietroburgo, la città sull’acqua che spesso viene paragonata a Venezia. Una mostra che presenta varie incisioni, litografie, opere pittoriche e storiche fotografie realizzate da famosi fotografi di un tempo.
“La mostra su Venezia porta avanti il ciclo delle nostre mostre sulle città del mondo, alcuni anni fa abbiamo fatto una grande mostra dedicata a Parigi, e poi anche una su Roma. Ora abbiamo in programma quelle dedicate ad Istanbul e Londra - dice il capo ricercatore Rodion Zelenkov - Abbiamo esposto oggetti di ogni tipo, dalla pittura, al disegno, alla fotografia. Cento anni fa, nel 1918, quando avevamo appena “iniziato”, il nostro museo era chiamato “il museo della Città” e non era dedicato in modo specifico alla città di Leningrado ma in generale alla città in quanto fenomeno, a tutto ciò che nelle città del mondo era ritenuto importante o interessante. Una ricerca molto utile poiché questi materiali venivano utilizzati poi per costruire le città del nuovo paese socialista. Abbiamo di Roma ciò che non c’è a Roma, di Venezia ciò che non c’è a Venezia. Da dove viene tutto questo? Il 1918 fu un anno storicamente rivoluzionario e un enorme numero di oggetti finirono, naturalmente, in palazzi e ville nazionalizzate. Tra questi alcuni furono acquistati appositamente, altri furono donati da delegazioni straniere, e così la collezione si sviluppò. Quest’anno abbiamo deciso di dedicare la mostra a Venezia, in onore del 1600° anniversario della fondazione della città.”
Nella prima sala espositiva è esposta l’inedita mappa dell’artista Mateus Marian il Vecchio, realizzata con l’aiuto della xilografia, una particolare tecnica di incisione su legno. La mappa è datata fine XVII secolo ed ha funto da prototipo per i successivi cartografi dei secoli XVII e XVIII.
"Uno dei dipinti ci è arrivato nel 1990 dalla collezione “Nina Borisovna Brelova”, la famosa famiglia aristocratica. Si tratta di una copia del dipinto del famoso pittore Francesco Tironi, copia di primo grado accademico realizzata da Andrey Rakovic, laureato all’Accademia Imperiale di Belle Arti - continua Zelenkov - Questo dipinto fu realizzato durante il periodo di “stage” che solitamente gli artisti trascorrevano in Italia, durante il quale si esercitavano creando copie dei dipinti di famosi pittori”.
Nella stessa sala è presente anche l’opera di Alfred Parland, famoso “capo architetto” della Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato di San Pietroburgo, in cui ha dipinto una particolare prospettiva ad acquerello di Palazzo Ducale, il luogo da cui iniziava ogni viaggio a Venezia. Come a San Pietroburgo tutti arrivavano a Kronstadt, così accadeva a Venezia in Riva degli Schiavoni, vicino a Palazzo Ducale.
Entrando nella sala d’onore è possibile ammirare un’installazione unica dedicata al “Carnevale”. Dietro ad uno specchio, figure in abiti tradizionali veneziani ricreano il mistero della festa veneziana per antonomasia.
La mostra è unica in quanto racchiude un numero enorme di fotografie veneziane. La prima sala è dedicata ai sestieri di Venezia: qui si possono trovare foto d’epoca scattate nei sestieri di Cannaregio, Castello, Dorsoduro, San Marco, San Polo e Santa Croce. La grafica è di Antonio Visentini, noto per una grande serie di riproduzioni del Canaletto (Giovanni Antonio Canal). “Il fatto è che ora abbiamo la possibilità di andare al Louvre o all’Hermitage per ammirare i suoi dipinti - spiega Zelenkov - prima si trovavano per lo più in mano a privati. Antonio Visentini ha introdotto il suo lavoro a tutto il mondo grazie alla sua serie di stampe, pubblicate in tre fasi da 12 pezzi ciascuna. Noi abbiamo conservato la serie completa, che è giunta qui dalla collezione del Duca di Meclemburgo-Streletsky”.
Tra i fotografi italiani è presente Carlo Ponti. Il suo negozio di ottica si trovava in Piazza San Marco (era l’ottica di corte del re italiano Vittorio Emanuele II). Qui era possibile acquistare alcuni prodotti innovativi in termini di ottica e, naturalmente, le sue foto. “Carlo Ponti è anche famoso per aver inventato il megaletoscopo: un dispositivo per la visualizzazione di immagini che consisteva in una scatola contenente alcune lenti e una candela accesa, grazie all’effetto ottico creato era possibile visualizzare le diapositive - continua Zelenkov - Tali diapositive non possono essere replicate, sono uniche, e nella nostra fondazione si possono ammirare non solo quelle su Venezia, ma anche quelle su Roma e Istanbul”. Ci sono anche fotografi antecedenti, come Domenico Brezolin, vissuto a metà del XIX secolo. Le sue fotografie non sono molte, ma nella collezione del museo è possibile ammirarne diverse decine. Si identificano al primo sguardo, poiché sono molto premature. Il mondo interno ha conosciuto Carlo Ponti grazie a Brezolin, dato che nel 1864 acquisì il suo archivio completo e iniziò a divulgarne le foto per mezzo delle sue botteghe.
La sala successiva è dedicata appositamente al Canal Grande, dove è possibile ammirare i numerosi palazzi che si trovano proprio nella zona del Canal Grande a Venezia. Entrando nella Grande Sala Bianca, si può ammirare l’illusione dell’affascinante canale, creata grazie all’aiuto di specchi posti sul pavimento della sala. La sala è dedicata interamente a Piazza San Marco, rappresentata da diverse angolazioni, il cuore della città. Qui sono esposte opere cromolitografiche uniche: la miniatura d’oro dell’altare di San Marco, varie vedute di campanile di San Marco, qualcosa di veramente unico dato che all’inizio del XX secolo il campanile crollò e, poiché i lavori di ristrutturazione durarono in seguito dieci anni, esso stesso manca nelle fotografie. “Alla fine del XIX secolo si usava ancora realizzare gli scatti a veduta aerea, ma come era possibile realizzarli? – spiega Rodion, - A Roma, ad esempio, grazie alle colline era tutto molto più semplice, ma Venezia, come San Pietroburgo, è una città bassa senza colline ed elevazioni. Per realizzare questi scatti bisognava aggirare questa difficoltà tramite la fotografia aerea, e per fare questo si usava spesso scattare con l’ausilio di una mongolfiera”.
La mostra sarà visitabile fino all’1 dicembre tutti i giorni, tranne il mercoledì, dalle 11 alle 18.
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