Venezia, 1 maggio 2022 - Combatteva a viso aperto per ogni diritto negato alle donne, per ogni ferita a loro inferta o promessa infranta. Intellettuale femminista, narratrice e pensatrice, Virginia Olper Monis è stata tra le figure più influenti della Venezia del XIX secolo, la prima a sostenere l’importanza di legalizzare il divorzio e la parità salariale tra uomo e donna.
Attorniata da cultura e letteratura, Virginia è cresciuta a pane, libri e politica, sotto la guida attenta di papà Silvio, un ricco negoziante ebreo che dopo la prematura morte della moglie decise di dedicarsi completamente ai figli, alla loro istruzione e alla costruzione della loro cultura. Era ancora una bambina quando tra il retrobottega del padre e la sua vita di intellettuale nel ghetto di Venezia inizia ad osservare, ascoltare e coniare quei principi liberali e di emancipazione che diventeranno ben presto i suoi.
Passava le sue giornate tra lo studio e il confronto con gli intellettuali dell’epoca, iniziando ad esprimere con tono pacato ma fermo idee progressiste e innovative, e sviluppando un senso critico sulla condizione di inferiorità della donna rispetto all’uomo che regnava nella società di allora, nonostante Venezia fosse sempre stata all’avanguardia per i diritti concessi alle donne.
Attraverso le sue novelle sentimentali e i suoi racconti veneziani, la giovane scrittrice denunciava la condizione delle donne della media borghesia che non avevano avuto la fortuna di avere un padre che credesse nella cultura e nell’importanza di educare i figli, non solo maschi. Donne che avevano impegnato tutte le loro aspirazioni nell’idea di un amore felice ed eterno e che si ritrovavano poi a dover fare i conti con amori inadeguati, ricchi di incomprensioni e distanti dall’idea di romanticismo a cui aspiravano.
È per loro che a fine ‘800 inizia a parlare di divorzio nei suoi scritti, soprattutto negli articoli che verranno pubblicati nelle prime riviste femministe come La donna e la La missione della donna. Il divorzio costituiva da un lato la possibilità̀ per i coniugi di rifarsi una vita, e dall’altro l’opportunità̀ per la donna di ritrovare la dignità̀ perduta. Andava di pari passo alla libertà di scelta sul proprio matrimonio anche il diritto di parità salariale tra uomo e donna, per cui Virginia si batteva nei suoi scritti e nei dibattiti con gli intellettuali dell’epoca.
Dal Friuli, dove si trasferì molto giovane dopo il matrimonio con Isidoro Monis da cui ebbe due figlie, a Padova per poi tornare a Venezia, Virginia ha sempre portato con sé le sue idee e i suoi valori, aiutando concretamente la comunità istituendo biblioteche, scuole e circoli di lettura.
Di lei si dice che “auspicò al bello, al buono, al vero” attraverso la sua cultura, il suo impegno letterario e la sua dedizione a cambiare la condizione delle donne, diventando così una delle femministe veneziane più influenti del XIX secolo.