Vincenzo Coronelli, il poliedrico frate francescano che disegnò il mondo e il cosmo per la Serenissima

7 Gennaio 2022

Venezia, 7 gennaio 2022 – I suoi globi terrestri e celesti, arricchiti fin nei minimi particolari di tutte le scoperte geografiche dell’epoca, hanno incantato le corti d’Europa, da quella del duca di Parma fino a quella francese di Luigi XIV. Le sue mappe geografiche e i suoi studi enciclopedici sono stati talmente rilevanti in ambito scientifico da lasciare una solida traccia ancora oggi. Geografo, cartografo, cosmografo, enciclopedista ed esperto di idraulica: il poliedrico frate francescano Vincenzo Maria Coronelli ha dedicato la sua vita a Venezia, che quest’anno celebra i 1600 anni dalla sua fondazione, mettendo a disposizione il suo sapere e la sua tecnica e arrivando ad arricchire notevolmente il patrimonio culturale e scientifico della Serenissima.

Nato a Venezia il 15 agosto 1650, Vincenzo Coronelli entra giovanissimo nell’ordine francescano dei Frati Minori Conventuali nel Convento dei Frari. Formatosi in un periodo in cui Venezia investe moltissimo nella cultura e nella scienza, il frate francescano riesce a coniugare bene lo studio teorico sui libri con l’importanza di coltivare importanti relazioni diplomatiche.

“È all’avanguardia da questo punto di vista - racconta Elisabetta Vulcano, fondatrice del Centro Studi Riviera del Brenta e autrice del libro appena dato alle stampe “Vincenzo Coronelli: uno sguardo sulla Brenta” - riesce a mettere su carta tutto il suo studio, che non si basa solo su libri, ma anche su rapporti diplomatici con personalità che incontra nell’arco della sua vita alle corti europee. Coronelli sfrutta queste sue conoscenze per farsi descrivere com’era il paesaggio, la città, il tratto di costa dove loro vivevano. Lui, quindi, crea una rete di informatori preziosa, per riuscire poi a decifrare su carta le informazioni e raccontare il mondo a chi viaggerà poi”.

Ed è proprio grazie a queste conoscenze che il padre francescano riesce a visitare alcune tra le più prestigiose corti d’Europa, prima tra tutte quella di Ranuccio Farnese, duca di Parma, che gli commissiona, nel 1678, la costruzione di due globi rappresentanti la Terra e i corpi celesti, del diametro di 1,75 metri, per adornare la sua biblioteca. L’amicizia con il cardinale César d'Estrées, ambasciatore francese a Roma, lo porta invece a Parigi alla corte di Luigi XIV, per il quale costruisce due globi di quasi 4 metri di diametro e 2 tonnellate di peso, di gran lunga superiori a tutti quelli costruiti fino a quel momento. Rappresentazione sintetica del mondo allora conosciuto e del cielo alla nascita del re Sole, queste due opere manoscritte, considerate l’emblema dell’enorme potere di Luigi XIV, sono ancora ammirabili alla Biblioteca Nazionale di Francia, nella sede François Mitterrand.

La fama e l’ammirazione per i suoi lavori crescono a tal punto che, una volta rientrato a Venezia nel 1684, Coronelli viene nominato Cosmografo della Repubblica di Venezia, un titolo di cui andrà fiero per tutto il resto della sua vita, e gli viene fornito uno stipendio annuo per poter continuare i suoi lavori.

“La Serenissima appoggia in pieno il padre francescano perché è un personaggio illustre - continua  Vulcano - e questo appoggio darà i suoi frutti: Coronelli eseguirà tantissimi studi che convertirà in mappe e carte geografiche, che al tempo sono le più importanti e aggiornate perché frutto di questa sua inclinazione a continuare a studiare il territorio, non soltanto quello in cui vive. Attraverso la rete di amicizie diplomatiche che ha costruito in Europa, codifica le informazioni che riceve per produrre delle mappe aggiornate. Quindi Vincenzo Coronelli sarà per la Repubblica di Venezia un personaggio importante che trasmetterà ai posteri un patrimonio cartografico e geografico incredibile”.

Da questo momento in poi, il frate francescano diventa instancabile: nello stesso anno del suo ritorno in patria fonda l’Accademia degli Argonauti, considerata la più antica società geografica del mondo, termina il primo volume dell’Atlante Veneto, la prima opera di cartografia e geografia italiana che riesce a reggere il confronto con i più famosi atlanti olandesi, e disegna per la Serenissima numerose mappe che mirano a mostrare ai veneziani i territori da loro conquistati nel Mediterraneo. Continua anche la sua produzione di globi, alcuni dei quali sono ancora oggi custoditi con cura all’interno delle Sale Monumentali della Biblioteca Marciana e al Museo Correr.

Ma la genialità di Vincenzo Coronelli non si limita alla cartografia e alla costruzione di globi. Consulente del Magistrato delle acque della Repubblica di Venezia, progetta anche grandi lavori pubblici soprattutto in ambito idraulico, poi attuati, come i Murazzi, l’imponente opera in pietra d'Istria che ancora oggi si estende dal Lido al litorale di Sottomarina. Fino al Settecento, infatti, la spesa che ogni anno veniva sostenuta dalla Serenissima per difendere la laguna dalla furia delle mareggiate era altissima: nei punti dove si presentava maggiore pericolo e danno si cercava di provvedere con le cosiddette palade, delle palafitte rinforzate con sassi la cui durata era però assai breve. Nel 1716 Coronelli, in appendice al libro “Europa vivente”, suggerisce un nuovo e più stabile metodo di difesa, costituito da una muraglia di blocchi di pietra d’Istria. Come sottolinea Elisabetta Vulcano, “La sua bravura sta nell’aver analizzato il contesto e aver cercato delle soluzioni. Lui non si ferma ad una pura rappresentazione del territorio dal punto di vista geografico, ma lo studia con capacità e i progetti che fa, come i Murazzi e la serie di incisioni dove mostra il funzionamento delle conche di navigazione. Sono delle tavole scientifiche: si perde l’aspetto estetico dell’incisione, nonostante siano anche belle, e ci si concentra sulla capacità di studiarne il funzionamento”.

Anche le terre della Riviera del Brenta, considerate all’epoca come il “grande giardino di Venezia”, non sfuggono all’occhio attento del frate veneziano, che studia e disegna le architetture delle sue ville e palazzi in una raccolta dal titolo “La Brenta quasi borgo di Venezia”, stampata a Venezia tra il 1708 e il 1710 e comprendente circa 160 tavole degli edifici tra la laguna e Padova. “Con Coronelli vediamo, confrontando i palazzi e le ville presenti oggi, quelli che sono ancora esistenti e quelli che hanno subito delle trasformazioni enormi - racconta Vulcano - quindi è un documento molto importante dal punto di vista geografico: forse questa era l’intenzione del frate veneziano: non tanto il regalare l’idea che nella Riviera del Brenta ci fosse una via d’acqua così esteticamente e architettonicamente straordinaria, ma dare un significato geografico al tipo di architettura che a quel tempo sorgeva lungo le anse della Brenta”.

Per l’epoca in cui sono state realizzate, per l’accuratezza in ogni minimo particolare, per l’ammirazione che hanno saputo riscuotere in tutta Europa, le opere del Coronelli sono veramente straordinarie. Lavoratore infaticabile, studioso poliedrico ed editore prolifico: per la Serenissima, Vincenzo Coronelli è stato una di quelle rare figure dotate di capacità, e di predisposizione, ad illuminare con il loro vasto sapere e la loro maestria più ambiti della cultura veneziana.

 

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