Viaggio alla scoperta delle scuole di Venezia tra cultura, istruzione e personaggi che hanno lasciato il segno in una città senza tempo

12 Maggio 2022

Venezia, 5 maggio 2022 - La storia di Venezia incrocia ogni giorno la vita di migliaia di studenti. Sono gli alunni e le alunne che frequentano gli edifici sede di scuole elementari, medie e superiori della città. Un incrocio tra bellezza, arte, affreschi, sculture che spesso nasconde storie lontane, di personaggi celebri o meno conosciuti, capaci di scatenare la curiosità di coloro che queste scuole attualmente le frequenta giornalmente, circondati dalle stesse pareti all’interno di antiche stanze diventate aule. Si tratta di storie che viaggiano in parallelo, nello spazio e nel tempo. Ad incrociarsi, infatti, sono proprio le storie degli antichi palazzi divenuti scuole, delle famiglie e dei personaggi che li abitarono e dei giovani che tutt’oggi, a 1600 anni dalla fondazione della città di Venezia, continuano a frequentarli.

Le scuole si suddividono tra primarie e secondarie di Io e IIo grado e gli istituti veneziani sono molteplici. All’interno del territorio veneziano, tra insulare e peninsulare, le scuole elementari sono 53, le scuole medie sono 31, e le scuole superiori sono 42.

Alcune tra le più conosciute scuole elementari del territorio insulare, sono la scuola primaria Giustina Renier Michiel, parte dell’Istituto Comprensivo Dante Alighieri. L’istituto è intitolato ad una grande figura femminile dell’epoca, una scrittrice italiana appartenente ad una potente famiglia veneziana che si dedicò molto alle arti, alle scienze e alla frequentazione del salotto letterario in Corte Contarina a San Moisè. Tra le primarie troviamo, poi, la Scuola Primaria Statale Bernardo Canal. In questo caso spicca il nome di un personaggio storico maschile, quello di un patriota italiano conosciuto come uno dei “Martiri di Belfiore”. Fu studioso di giurisprudenza e lettere, nonché fondatore del periodico “San Marco” durante il governo repubblicano degli anni 1848-49 e appartenente alla nota famiglia patrizia dei Canal. Ciò che lo rese famoso fu la sua iniziale rinuncia all’aristocrazia e alla sua successiva presa di posizione a favore dei moti anti-austriaci del 1848 a Venezia. Prese parte al comitato veneziano con l’obiettivo di diffondere le cartelle del prestito mazziniano ed entrò nella congiura di Tazzoli. Infine, fu rinchiuso e condannato a morte il 7 dicembre 1852 a Mantova insieme agli altri “Martiri di Belfiore”. La scuola elementare Giacinto Gallina, invece, ci riporta al sestiere di Cannaregio. Questo personaggio fu un commediografo italiano ed erede goldoniano. Tramite il padre, ebbe il primo contatto con il mondo del teatro mentre frequentava il collegio “Cestari”, poi il liceo Marco Polo ed infine passando al Foscarini. Il momento più importante fu quando entrò a far parte dell’orchestra del Teatro Malibran come violoncellista. A sedici anni inizia ad ampliarsi il suo interesse vero il teatro che lo portò a sperimentare la scrittura prima di tragedie e poi di commedie, oggetto di innumerevoli critiche. Per riscattarsi, cambiò genere teatrale lanciandosi nella stesura di un’opera di ispirazione goldoniana interamente in dialetto. Intitolata “Le barufe di famegia", questa fu la prima vera opera di successo e considerata la più prestigiosa per cui ricevette, nel gennaio del 1872, grandi apprezzamenti. Ebbe una vita travagliata per colpa del tifo che lo colpì all’età di quarant’anni, momento in cui decise si unirsi in matrimonio con l’attrice Paolina Campsi. Poco dopo morì nella sua abitazione a Rialto. Gli elementi che hanno caratterizzato maggiormente la sua carriera artistica, oltre alla sperimentazione su più fronti teatrali, troviamo elementi storico-culturali di grande rilievo: la presentazione e la descrizione della crisi dell’aristocrazia del periodo, l’insoddisfazione della borghesia e la visione tradizionalista dei gondolieri veneziani in una Venezia post-risorgimentale in continua evoluzione.

Alcune scuole secondarie di Io grado ci permettono, invece, di continuare questo viaggio lungo le più antiche peripezie veneziane che si svolsero al loro interno, epoca dopo epoca, come nel caso della Scuola Secondaria Priuli Carminati, parte dell’Istituto Comprensivo Statale “Francesco Morosini”. Innanzitutto, Morosini fu il 108odoge della Repubblica di Venezia e veniva chiamato il “Peloponnesiaco”: fu nominato ben quattro volte Capitano generale del Mar e poi Doge. Una sua particolarità fu quella di ricevere per la prima volta un monumento in bronzo dal Senato veneziano grazie ai suoi meriti militari all’interno dell’Armeria del Consiglio dei Dieci a Palazzo Ducale. Nonostante il coraggiosissimo spirito combattivo e le innumerevoli glorie militari ottenute, rifiutò inizialmente di diventare Doge. Alla morte di Marcantonio Giustinian nel 1688, venne, però, poco dopo ugualmente eletto Doge della Repubblica di Venezia.

La famiglia Priuli che dà il nome a questa specifica sede dell’Istituto Morosini, fu una famiglia patrizia durante la Repubblica veneziana. Molte sono le ipotesi che la riguardano: a partire dall’ essere ritenuta una famiglia nobile del Regno d’Ungheria giunta a Venezia come ambasciatrice, fino ad essere semplicemente considerata una famiglia di torcellani. L’esistenza dei Priuli venne attestata per la prima volta alla fine del XI secolo, con il coinvolgimento di alcuni componenti della famiglia nelle Crociate e nelle prime imprese veneziane in Oriente. Si dice fossero membri del Maggior Consiglio dal XII secolo, dal quale poi furono esclusi. Infine, un’altra ipotesi sostiene che si fossero presi il merito per mettendosi contro la congiura di Tiepolo.

Tra le scuole secondarie di secondo grado o, più comunemente conosciute come scuole superiori, una delle più note a Venezia è il Liceo Marco Polo. Si tratta del liceo artistico-musicale dedicato a Marco Polo, viaggiatore dalle molteplici sfaccettature. Fu scrittore, ambasciatore, mercante e niente di meno che cittadino della Repubblica di Venezia. L’opera principale che scrisse fu “Il Milione”, vera e propria enciclopedia geografica nella quale ripercorre i suoi interminabili viaggi in Estremo Oriente alla fine del XIII secolo, tuttora di un valore inestimabile. Patrizio veneziano, insieme al padre Niccolò, intraprese le spedizioni più grandi e raggiunto i luoghi più lontani. Arrivò in Cina e in Asia, e descrisse per filo e per segno queste grandi esperienze. Non fu il primo europeo a raggiungere la Cina, ma fu il pioniere nel redigere un racconto così dettagliato e ad organizzare una stesura così ben pianificata dei viaggi intrapresi, ispirando così i suoi più grandi successori, tra cui Cristoforo Colombo, e rivoluzionando l’intera cartografia occidentale.

La nostra spedizione attraverso le scuole veneziane si conclude con il Liceo Statale Michelangelo Guggenheim e la storia dell’arte che circonda questo liceo. Guggenheim fu un collezionista d’arte e mercante italiano, fino a che i suoi produttivi affari lo portarono ad essere considerato il più grande antiquario attivo a Venezia nella seconda metà dell’’800. La sua vita nel mondo dell’arte iniziò a farsi strada con l’apertura di una bottega d’intaglio nel 1858 in Calle dei Fuseri, proprio accanto al suo primo negozio di Antichità nella medesima calle, in Campo San Luca. La sua attività subì un’enorme e positiva trasformazione: da negozio divenne “Stabilimento per le Arti Decorative ed Industriali”. 

Ed è così che anche questo viaggio si conclude, ma solo per il momento, perché queste scuole infinite continuano ad essere dei veri e propri “templi” eterni dell’istruzione. Con la loro interminabile storia costellata di culture, arti, incroci di generazioni tramandate di inestimabile valore, secolo dopo secolo, riescono sempre a sorprendere i curiosi di tutto il mondo e a lasciare i veneziani stessi totalmente a bocca aperta.

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