Venezia, 19 gennaio 2022 – Nella Venezia di metà Quattrocento, luogo di transito e confine tra Oriente e Occidente nasce il brevetto, il diritto sulle invenzioni che aprì le porte a secoli di innovazione scientifica e tecnologica nella città lagunare e nel mondo.
È il 19 marzo del 1474 quando il Senato della Repubblica di Venezia decide di iniziare a tutelare le invenzioni, istituendo la prima legge brevettuale che garantiva il diritto di esclusiva su un’invenzione, precludendo la possibilità ad altri di poterla riprodurre o usare, sistema applicato prima in Italia, poi in Spagna e, dalla metà del XVI secolo, in tutta Europa.
Risale però a qualche anno prima, ovvero al 1469, il primo brevetto veneziano concesso ad un cittadino tedesco, Johann von Speyer (Giovanni da Spira). Stampatore, Giovanni portò per la prima volta a Venezia la stampa con caratteri mobili e, grazie all’organo veneziano del Collegio dei Savi, per primo ebbe il diritto di esercitare il monopolio di questa nuova idea nell’intero territorio della Serenissima. Fu questo passo a marcare l’apertura e l’utilizzo della stampa da parte di tutti, segnando la storia dell’editoria nazionale e internazionale.
Nei suoi 1600 anni di storia, la Serenissima ha rappresentato uno dei più grandi centri nei quali confluivano non soltanto merci da tutto il mondo, ma anche uomini, donne e, soprattutto conoscenza e sapere. Inizia nel 1300 infatti, con i viaggi di Marco Polo in Cina, l’acquisizione di un nuovo sapere e di enormi ricchezze. Sapere che si è evoluto e plasmato nel tempo, dando vita ad arti e mestieri che hanno caratterizzato la storia veneziana, come nel caso dell’arte vetraia che fiorirà nell’isola di Murano soprattutto a partire dal XV secolo, e che fornirà vetri colorati usati per adornare palazzi e cattedrali di tutta Europa.
In occasione dell’Economic Tuesday Talks, tenutosi recentemente presso il Dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Luca Molà – professore di storia del Rinascimento e delle comunità mercantili tra il 1300 e il 1650 a Venezia, in Italia e nel mondo mediterraneo all’Università di Warwick – ha raccontato le origini e lo sviluppo del brevetto, un’invenzione che partì proprio da Venezia e che diede il via ad una lunga storia di innovazioni che hanno spianato la strada alla tecnologia moderna.
Ed è tra le mura del Fondaco dei Tedeschi, a pochi passi dal ponte di Rialto, un tempo il centro commerciale della città, che il brevetto trova la sua espansione.
“Questo era il luogo dove i grandi mercanti, soprattutto tedeschi, venivano ad imparare la contabilità e l’arte di fare affari – racconta il professore – Questo luogo era una fonte di attrazione per vari artigiani e tecnici che provenivano dalla Germania”
Chiunque si fosse presentato ad un ufficio dello Stato con una nuova invenzione che non fosse mai stata applicata all’interno della Repubblica di Venezia, aveva diritto al rilascio del brevetto e, se l’invenzione fosse risultata poi interessante, avrebbe potuto ottenere un monopolio di dieci anni sulla stessa. Scavatrici per dragare i canali, modelli di scava fango, macchine industriali per la tessitura della lana, macchine garzatrici e mulini, erano solo alcune delle invenzioni che vennero create nella città lagunare dopo l’entrata in vigore della legge sul brevetto. Furono più di 2000 infatti i brevetti concessi a cittadini veneziani e stranieri, di qualsiasi ceto sociale, dal Senato di Venezia tra il 1474 al 1797. Tra questi, ci fu anche il brevetto concesso a Galileo Galilei verso la fine del XVI secolo, riguardante il suo telescopio.
“È interessante notare come i proponenti della legge brevettuale fossero i nobili veneziani, umanisti e intellettuali che capirono come una città ricca e grande come Venezia avrebbe potuto attrarre uomini ingegnosi da altre città come Brescia, Bergamo, Vicenza, Verona, Bassano e altri territori sotto l’autorità della Repubblica veneziana – spiega Luca Molà – Qui, infatti, si concentrò un numero di capitale umano e di invenzioni tecnologiche che garantivano alla città l’impegno nel trovare nuove scoperte e soluzioni a beneficio della stessa”
L’ingegno, nel passato così come nel presente, è sempre stato il motore dell’innovazione e, proprio Venezia, è stata in grado di capire quanto fosse importante proteggere e tutelare questo aspetto della condizione umana, attraendo menti eccelse e ricchezza intellettuale, elevandosi tra le potenze mondiali dell’epoca.