Venezia città del gioco, tra dadi, lotterie e casinò. Quando la Repubblica divenne una moderna Las Vegas

23 Settembre 2021

Venezia, 23 settembre 2021 – Un breve excursus sull’importante ruolo che ha avuto il gioco d’azzardo nella storia della città lagunare. Sabato 25 settembre, alle 17, villa Pisani di Stra farà da cornice a una singolare conferenza di Alberto Fiorin, intitolata “Venezia città del gioco. Carte, dadi e tavolieri”, che rientra nelle celebrazioni per i 1600 anni di Venezia

Un rapporto di odio-amore, di concessioni, privilegi e repressioni, dato che l’azzardo e il rischio appaiono in qualche modo insiti nella natura stessa della città e nell’animo dei suoi abitanti, per secoli abituati a frequentare il mare e a commerciare, affidando le loro merci a navi ancora rudimentali che dovevano superare mille insidie prima di arrivare a destinazione e ottenere i notevoli vantaggi economici legati all’esercizio della loro professione.

Come spiega Fiorin, solo persone abituate a convivere tranquillamente col rischio quotidiano potevano avere successo e una simile esperienza può essere stata un ottimo banco di prova per questa popolazione per la quale il gioco è stato solo la logica evoluzione di questo "modus vivendi".

A Venezia si giocava moltissimo, fin dai primi secoli della sua storia se è vero che – in un mix di storia e leggenda – si parla di una concessione a giocare a dadi sotto le colonne di Marco e Todaro in Piazza San Marco fin dal XII secolo.

Poi nel 1638 si è aperta la prima casa da gioco pubblica al mondo, il Ridotto, vero e proprio casinò che ha trasformato la Serenissima in una Las Vegas moderna. Per non parlare delle lotterie e delle scommesse che si effettuavano fin dal XVI secolo in laguna e che hanno proliferato fino alla fine della Repubblica. Insomma, una storia tutta da scoprire e da conoscere.

Per informazioni www.polomusealeveneto.beniculturali.it