Venezia 26 gennaio 2022 - Continuano le celebrazioni a Venezia per il Giorno della Memoria con la deposizione di nuove pietre d’inciampo, i blocchetti di pietra, laccati in ottone, che ricordano nome, cognome, luogo di deportazione, anno di nascita e di morte degli ebrei deportati nei campi di sterminio nazisti. Saranno 30, in totale, le nuove pietre d’inciampo a Venezia che andranno a unirsi alle 105 già posate gli scorsi anni con due cerimonie ufficiali, aperte alla cittadinanza, in centro storico e terraferma.
Giovedì 27 gennaio, alle 9 in Campo Santa Maria del Giglio (San Marco 2494) ci sarà la deposizione della prima delle ventinove nuove pietre d’inciampo veneziane, dedicata al ricordo di Fanny Finzi, figlia di Angelo Finzi ed Elvira Bassani, nata a Venezia il 20 aprile 1868 e arrestata, sempre a Venezia, per poi essere deportata, con il convoglio del 2 agosto del 1944, nel campo di sterminio di Auschwitz dal quale non è sopravvissuta.
A seguire, altre ventotto pietre saranno posate nei sestieri di Cannaregio e Dorsoduro e dedicate al ricordo di altre veneziane e veneziani deportati nei campi di concentramento: Anna Jona, Angelina Vivante, Achille Perlmutter, Bruno Perlmutter, Gilmo Perlmutter, Ida Aboaf, Adelaide Scaramella Messulam, Anna Scaramella Messulam, Rosetta Scaramella Messulam, Angelo Grassini, Mirna Grassini, Raffaele Grassini, Lina Nacamulli, Anna Forti, Anselmo Giuseppe Forti, Giuditta Forti, Regina Finzi, Davide De Leon, Elena Nacamulli, Mara Nacamulli, Abramo Melli, Ada Melli, Amalia Melli, Enrichetta Melli, Oscar Carli, Benedetta Dina Polacco, Salvatore Vivante, Adolfo Nunes-Vais.
Il giorno successivo, venerdì 28 gennaio, alle 11.00, per la prima volta anche Mestre vedrà la posa della sua prima pietra d’inciampo in via del Rigo, 2, a Carpenedo. La pietra sarà deposta in ricordo di Vittorio Bassi, un giovane veneziano, nato il 4 giugno del 1901 da Costante Bassi ed Emma Magrini e arrestato nella terraferma veneziana, proprio in via del Rigo, il 18 dicembre 1943. Vittorio Bassi fu portato prima nel carcere di Venezia, poi al campo di Fossoli e, infine, da qui fu mandato ad Auschwitz, con il convoglio numero 8 del 22 febbraio del 1944, trovando la morte proprio nel campo di concentramento polacco.
Con la posa della sua prima pietra d’inciampo, la terraferma veneziana, che testimonia, da recenti scoperte, la presenza di una vasta comunità ebraica già dalla fine del Trecento, entra a far parte dell’importante tradizione europea delle pietre d’inciampo. Si tratta di un’iniziativa, nata da un’idea dell’artista tedesco Gunter Demnig, che vede la posa, davanti alle abitazioni dei deportati nei campi di concentramento, di piccoli blocchi di pietra della dimensione di un sampietrino (10x10) che ne ricordano i nomi per creare una rete di memoria collettiva nel tessuto urbanistico delle città europee e non permettere al presente di cancellare il ricordo del passato e alla storia di non ripetere i suoi errori.
Il termine “pietra d’inciampo” (in tedesco stolpersteine) deriva da un’espressione biblica tratta dalla Lettera di San Paolo ai Romani (9,30) ma oggi, questa parola, assume un significato metaforico strettamente legato al Giorno della Memoria e al ricordo delle vittime della persecuzione e dello sterminio nazifascista.
In Europa ce ne sono oltre 70.000 ma la prima pietra d’inciampo risale al 1992 e fu posta proprio da Gunter Demnig in Germania, a Colonia, il 16 dicembre davanti al municipio a cinquant’anni esatti dal “decreto Aushwitz” promulgato dal comandante delle SS Heinrich Himmler che prevedeva la deportazione di tutte le persone di origine rom e sinti nel campo di concertamento Birkenau, in Polonia. Oggi, le pietre d’inciampo sono presenti in oltre 2000 città di diversi Paesi europei, tra cui l’Italia che, dal 2010, ha iniziato a essere parte di questa tradizione storica importante. Fu a Roma, infatti, che venne posta la prima pietra d’inciampo italiana e, attualmente, queste tracce di storia, sono presenti in molte altre città, tra cui anche Venezia che aderisce al progetto delle pietre d’inciampo dal 2014.
Un piccolo blocchetto di pietra, incastonato sulla pavimentazione di una città, diventa, così, un simbolo di memoria e un “inciampo” per il cuore e per la mente affinché la vita delle persone che sono state vittima dello sterminio nazifascista continui ad avere un valore e non venga mai dimenticata.
pietra_dinciampo_in_calle_dei_fabbri_4742_2.jpg