Un viaggio alla scoperta dei segreti del soffitto della chiesa di San Pantalon, un’avanguardia veneziana di arte, architettura e restauro

9 Marzo 2022

Venezia, 9 marzo 2022 - La chiesa di San Pantalon a Venezia conserva il dipinto più grande al mondo a olio su tela all’interno di una chiesa, una delle opere più iconiche della storia dell’arte considerata un’avanguardia dal punto di vista pittorico, architettonico e del restauro. 

77 tele poste l’una accanto all’altra, 443 metri quadrati di dipinto e vent’anni di lavoro per un progetto complesso e innovativo che dona a Venezia, a 1600 anni di distanza dalla sua fondazione, un primato molto importante. È il vastissimo “Martirio di San Pantalon” che adorna ill soffitto dell’omonima chiesa veneziana, realizzato tra il 1680 e il 1704 da Gian Antonio Fumiani, un’artista poco noto al grande pubblico ma che è stato in grado di creare un’opera dove l’arte si sposa perfettamente con l’architettura nella quale si inserisce, seguendo le sue forme per un racconto univoco della vita e del martirio del santo di Nicomedia. 

«Quella di San Pantalon è una chiesa il cui 90 percento delle opere appartiene a un medesimo periodo, la seconda metà del Seicento, e quindi conserva un’unità di stile che si è mantenuta pressoché inalterata negli anni - commenta Piero De Fina, custode e guida ufficiale della chiesa di San Pantalon a Venezia - Questa chiesa è famosa per il suo soffitto, che io consiglio di osservare di sera e non di giorno, posizionandosi della controfacciata della chiesa per goderne meglio i dettagli e i chiaroscuri, e il suo autore, Gian Antonio Fumiani è sepolto in questa chiesa anche se non sappiamo dove. Sono tantissimi i visitatori attratti dal primato di quest’opera più che dalla chiesa in sé anche se, una volta entrati, non possono fare a meno di notare la bellezza dell’intera chiesa e restarne affascinati»

La storia del soffitto della chiesa di San Pantalon subisce una svolta decisiva nel 1971 quando, grazie al restauro dell’opera, a cura di Stefano Volpin e del suo staff, vengono alla luce alcuni dettagli, fino ad allora ignoti, sulla storia della realizzazione del dipinto da parte di Fumiani e alcuni suoi errori di valutazione. 

Durante il restauro del dipinto, infatti, si scoprì che Fumiani, che aveva lavorato alle 77 tele a terra, una volta posizionato il dipinto sulla struttura in legno del soffitto della chiesa si accorse che le tele non aderivano perfettamente allo spazio curvo e necessitavano di un legame tra loro. Inoltre, l’artista, non aveva considerato un altro elemento importante: il dipinto aveva, infatti, la capacità di modellarsi a seconda del clima veneziano, gonfiandosi e ritraendosi a causa dell’eccessiva umidità o dell’eccessivo calore e subendo così costanti modifiche. Questo faceva sì che l’opera fosse in continuo movimento, in continua mutazione e soggetta non solo all’usura data dallo scorrere del tempo ma anche alle variazioni metereologiche come fosse una seconda pelle della chiesa che reagiva al freddo, al caldo, all’umidità o alla secchezza.

Il pittore, allora, fu costretto a staccare di nuovo il dipinto, tornare a lavorarci da terra e riposizionarlo in un secondo momento solo dopo aver utilizzato dell’adesivo per coprire gli spazi vuoti, su cui poi aveva ridipinto sopra, e della colla per far aderire perfettamente le tele alla struttura in legno che doveva sostenerle. Poi, per fissare il dipinto al supporto ed evitare che subisse i rigonfiamenti dovuti all’umidità decise di posizionare dei grandi chiodi su cui aveva ridipinto sopra rendendo, così, omogenea la visione del dipinto dal basso. 

Se con questo intervento dell’artista il difetto degli spazi vuoti tra le tele e della perfetta adesione del dipinto sul soffitto era stato risolto, nel corso degli anni venne a crearsi un altro problema a cui lo stesso Fumiani non aveva pensato. Questo problema venne alla luce solo quando i segni del tempo iniziarono a mostrarsi, in modo chiaro, sull’opera spingendo i restauratori, nel 1971, a intervenire. 

Il dipinto sul soffitto della chiesa di San Pantalon, negli anni, iniziò a staccarsi dalla sua struttura perché la colla utilizzata da Fumiani venne mangiata completamente dai tarli, lasciando il dipinto separato dalla sua base e sorretto solo dai chiodi che il pittore aveva utilizzato nel suo secondo intervento sull’opera. Anche i pezzi di adesivo che l’artista aveva utilizzato per coprire gli spazi vuoti tra una tela e l’altra iniziarono a staccarsi e a cadere a penzoloni dal soffitto della chiesa. 

Il restauro del dipinto è stato un lavoro all’avanguardia per l’epoca in cui è stato realizzato.  Si è intervenuti sulla struttura operando su un enorme ponteggio posizionato all’interno della chiesa, sono stati eliminati i chiodi e i pezzi di adesivo che si erano staccati dal soffitto ed è stato rifatto interamente il supporto in legno che, a differenza delle tele, che erano ancora in buono stato, non era più recuperabile. Con la tecnologia moderna furono preparati dei fogli di compensato, in alcuni punti lisci, in altri sagomati, creando, così, un guscio su vennero incollate le tele. A quel punto essendo la struttura portante una superficie perfetta non serviva più che ci fossero ulteriori supporti come le fasce adesive e i chiodi. Inoltre, i giunti tra un telaio e l’altro furono corretti solo infilando del cotone con un po’ di resina acrilica che fu poi ritoccato con la pittura. 

L’immenso dipinto di Fumiani che possiamo ammirare oggi all’interno della chiesa di San Pantalon, grazie a questo restauro, è ancora più bello di quello che vedevano i veneziani in passato. Un piccolo tesoro nascosto dove, dietro la bellezza delle figure, dietro i chiaroscuri e dietro quell’armonia tra arte e architettura si nasconde una grande opera d’ingegno e un lavoro incredibile che ancora oggi continua a raccontare la sua storia. 

 

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