La storia delle maschere veneziane dalle origini a oggi

10 Febbraio 2022

Venezia 10 febbraio 2022 - La tradizione delle maschere abbraccia una parte importante della storia di Venezia e del suo Carnevale che quest’anno viene celebrato dal 12 febbraio al 1° marzo e rientra nei festeggiamenti per i 1600 anni di storia della città.

Colorate, decorate, semplici o più estrose, le maschere vengono associate quasi esclusivamente a questo periodo dell’anno ma a Venezia, questi particolari oggetti ornamentali sono strettamente legati alla tradizione artigianale dei mascareri e il loro uso è cambiato negli anni assumendo significati e importanze diverse. 

Il fascino delle maschere conquista Venezia già dal lontano 1200 quando iniziano a vedersi i primi travestimenti tra le calli della città. A portare questo nuovo costume a Venezia furono le donne di Costantinopoli che erano solite girare per la città con il viso coperto da una maschera, un modo di vestire che colpì subito tutti, nello specifico l’allora doge Enrico Dandolo che mise in evidenza questa particolarità raccontando aneddoti sull’uso curioso di questi travestimenti da parte delle donne provenienti dalla Città d’Oro. Amate e odiate, le maschere sono sempre stato argomento di dibattito a Venezia.

È solo nel XV secolo, però, che viene ufficialmente riconosciuto dalla Serenissima il mestiere dei mascareri, gli artigiani specializzati nella realizzazione di maschere di cartapesta. Questo artigianato, tramandato di generazione in generazione, faceva capo al mestiere dei pittori ed era legato al lavoro dei targheri che imprimevano sullo stucco dei volti dipinti. Insieme, questi due mestieri, costituivano una delle professioni più antiche di Venezia che dal 10 aprile 1436 si dotò anche di una mariegola che ne regolamentava il lavoro.  

Le maschere, realizzate in cartapesta e adornate da pietre preziose, colori e tessuti, diventarono da subito sinonimo di libertà d’espressione, trasgressione alle regole della Repubblica Serenissima, gioco, festa e possibilità di diventare chiunque si volesse. L’uso di questo travestimento, però, venne limitato con una legge specifica del 1268 in determinate occasioni, escludendo il Carnevale e altre feste ufficiali della città. Era proibito l’uso delle maschere durante il cosiddetto gioco de l’ova che vedeva uomini lanciare uova riempite con acqua di rose alle dame che passeggiavano in città. Non ci si poteva mascherare a Venezia neanche nei giorni che precedevano il Natale o la Pasqua e non ci si poteva coprire il volto all’interno delle case da gioco o dei luoghi sacri.  Unica eccezione era per le ragazze a cui, dal 1776, venne concesso di mascherarsi tutte le volte che andavano a teatro.  

Nel XVIII secolo l’uso delle maschere a Venezia era molto diffuso con una richiesta talmente elevata che si arrivò alla creazione di nuove botteghe di mascareri e proprio nel 1773 si contavano, in città, ben 12 botteghe dove venivano create le maschere in cartapesta e 31 mascareri.  

Tra tutte la maschera più caratteristica e quella che negli anni è diventata la maschera veneziana per eccellenza è la Bauta, un vero e proprio costume usato comunemente per recarsi a teatro, nei caffè, nelle case da gioco e diffusosi a Venezia nel periodo tra il XV e il XVI secolo. La Bauta è formata da una maschera vera e propria, dal cosiddetto “zendale”, una mantellina che copriva la testa e le spalle e da un tricorno. Questo tipo di travestimento - che permetteva perfino di deformare la propria voce per non farsi riconoscere, grazie a una particolare forma della parte della maschera che copriva la bocca - tra tutti quelli esistenti in città aveva il permesso di poter essere utilizzato dai veneziani anche in alcuni giorni in cui l’uso delle maschere era bandito dalla città come il giorno di San Marco, quello dell’Ascensione e il giorno in cui venivano eletti dogi e procuratori.

Oltre alla Bauta, un’altra maschera molto amata in città era la Moretta, una maschera di origine francese di forma ovale, ricoperta di velluto scuro che divenne molto popolare tra le dame veneziane. La particolarità di questa maschera è che veniva tenuta ferma in viso mordendo un piccolo bottone tra i denti diventando, così, una maschera muta. 

Con la caduta della Serenissima, nel 1797, il governo austriaco vietò l’uso delle maschere che iniziarono una fase di decadenza fino a che, con il secondo governo austriaco, si tornò a permettere l’uso di questo ornamento durante i giorni del Carnevale e, ancora oggi, a Venezia le maschere continuano a far parte di una diffusa tradizione artigianale e culturale che vuole continuare a raccontare la sua storia.

 

Image icon bauta_maschera_tradizionale_di_venezia.jpg

Image icon bauta.jpg

Image icon moretta_maschera_tradizionale_veneziana.jpg

Image icon moretta.jpg