Venezia, 22 novembre 2022 – Alla fine del Duecento il celebre mercante-viaggiatore veneziano Marco Polo torna a casa dalla Cina portando con sé le ghiandole del Moschus, un cervo asiatico, da cui si ricava il profumatissimo muschio, nonché la descrizione su come estrarlo e usarlo. Per Venezia è l'inizio di un grande amore e di un fiorentissimo mercato che continuerà per secoli.
È un viaggio a ritroso, fatto con l’olfatto, per capire come doveva essere il laboratorio di un muschiere del 1500, dove nacquero gli antenati dei moderni profumi ed eau de toilette. E così, nel piano nobile di Palazzo Mocenigo a San Stae, una sezione del Museo del Costume è dedicata all’arte profumiera, quella che consideriamo anche cosmetica, medicina, scienza e, perché no, magia. Venezia ebbe un ruolo centrale nella produzione di profumi, che si sviluppò nel XVI secolo grazie alle mude, le carovane navali che permettevano ai mercanti veneziani di raggiungere i porti del Mediterraneo orientale dove arrivavano quelle preziose essenze, spezie e materie prime necessarie per la produzione di fragranze di altissima qualità.
La Serenissima si afferma quindi come importatrice massima di essenze per profumi: alla dogana sbarcano carichi di ambra grigia, muschio, zibetto, legno di sandalo, aloe, spezie odorose che i muschieri veneziani si contendono per creare nuove preparazioni. Ed è proprio a Venezia che nasce il concetto moderno di profumo come miscela liquida, grazie all’intuizione di diluire il balsamo oleoso che si usava fino al Medioevo per profumarsi con l’acquavite.
"Depositario di tecniche e ricette per la fabbricazione di olii, polveri, paste e liquidi, quella del muschiere è una categoria di profumiere nella storia di Venezia che nasce intorno al Quattrocento, ed è la prima corporazione di profumeria nella storia dell’Occidente – racconta Marco Vidal, noto imprenditore nel ramo della profumeria – Abbiamo fatto uno studio sul valore di un muschio, una materia prima di origine animale che si estrae da una ghiandola di un cervide asiatico, il Mosco: ha un odore particolare, un po’ dolce, ma è un fissante del profumo, quindi dà il corpo al profumo e dà il nome alla categoria dei profumieri veneziani, i muschieri. Analizzando l'eredità lasciata da Marco Polo alle due figlie, si capisce il valore di questa ghiandola, che valeva come tre anelli d’oro con una pietra preziosa. Quindi, diciamo che sarà stato sui 20-30 mila euro, più o meno".
Erede di una famiglia che ha iniziato i primi passi in questo settore con il bisnonno Angelo, Marco Vidal racconta una storia di dame e patrizi, di navi e di spezie, di creme di bellezza, di flaconi per aspersione e di luoghi dove sorgevano questi laboratori, concentrati soprattutto tra Rialto e San Marco, che poi esportavano i prodotti confezionati via mare. La ricostruzione di un laboratorio del profumiere, alambicchi, preziose boccette e flaconi in vetro di Murano, la mappa che descrive le "Vie delle Spezie" percorse dagli antichi veneziani per procurarsi le materie prime rare ed esotiche, e poi un distillatore e antichi ricettari con le dosi per distillare il miglior profumo: a Palazzo Mocenigo il visitatore si immerge in un percorso che illustra quanto Venezia abbia inciso in quello che è diventato nei secoli un prodotto cult per uomini e donne.
"La materia prima arrivava a Venezia attraverso le rotte, poi c’erano gli spezieri di fino e di grosso che vendevano spezie e materie prime ai muschieri, i quali a loro volta realizzavano i profumi. Il sistema produttivo funzionava così, ma le dame potevano anche produrlo nella propria dimora, e succedeva spesso, comprandosi le materie prime singolarmente– spiega Vidal – Chiaro che il profumo era molto costoso, c’erano dei profumieri di diverso livello e c’era anche molta contraffazione nel profumo, soprattutto sulle materie prime più costose".
A Venezia, la passione per i profumi prorompe nel Cinquecento, quando si profuma proprio tutto, dalle monete ai guanti fino ai rosari, che vengono realizzati in paste profumate.
"Anche l’uso del sapone vegetale per l’igiene della persona viene pensato nella nostra città – aggiunge Vidal – I veneziani hanno imparato la ricetta in Medio Oriente, ad Aleppo, e poi hanno studiato il modo di essiccare il sapone, senza esporlo alla luce diretta del sole. Prima lo impiegavano per il cordame o per lavare la lana, poi iniziano a sperimentarlo per l’igiene personale e ci aggiungono il profumo: nasce così il primo sapone di bellezza, il Bianco di Venezia, che viene profumato con delle essenze e viene utilizzato per l’igiene personale".
Monopolio di materie prime e capacità tecnica di creare profumi nuovi, attraverso tecniche di estrazione e produzione assolutamente innovativi: questo connubio ha reso Venezia la capitale della profumeria per molti secoli, molto prima che questa fiorisse nella rivale Francia.