Venezia, 1 febbraio 2022 – Era il 1094 quando per la prima volta il suo nome appariva tra le righe di un documento scritto dal Doge Vitale Falier. Due secoli più tardi un editto della Serenissima lo proclamerà festa pubblica ufficiale, facendolo coincidere con il giorno precedente l’inizio della Quaresima. Nascerà così, nel 1296, la festa più sfarzosa e divertente della città: il Carnevale di Venezia. Tra maschere e costumi, oggi la città si prepara ad accogliere, nell’anno delle celebrazioni per i 1600 anni dalla sua fondazione, i festeggiamenti per onorare la ricorrenza che ha reso Venezia famosa in tutto il mondo.
Era un periodo dedicato al divertimento e ai festeggiamenti prima dell’inizio del periodo di digiuno ecclesiastico in vista della Pasqua. Veneziani e forestieri si riversavano nelle calli della città per dare vita a feste con musiche e balli sfrenati, dando sfogo a tensioni e malumori nascosti dietro a sfarzosi travestimenti. Attorno al Carnevale, leggende ed avvenimenti storici si sono intrecciati nei secoli, trovando in questo periodo dell’anno il contesto perfetto in cui prendere vita. Tra questi, una ricorrenza si è tramandata nei secoli, arrivando a noi fino a rappresentare il cuore dei festeggiamenti del Carnevale veneziano: la Festa delle Marie.
È la storia di un rapimento e di un riscatto, una celebrazione antica, che risale già all’epoca medioevale, quando il 2 di febbraio si onorava il rito religioso dedicato alla purificazione della Vergine. Qui, grazie alla natura intrinseca della città, i percorsi rituali delle processioni religiose potevano solcare i canali lagunari, permettendo alle tipiche barche veneziane, le “scaule”, di sfiorare gli specchi d’acqua della città, ripercorrendo la sua lisca da testa a coda. Dietro alla tradizione religiosa una vicenda, ormai divenuta storia, fatta di pirati e fanciulle, si anima tra calli e campielli sullo sfondo di una Venezia già in festa.
La tradizione popolare racconta di un rapimento, avvenuto nel 946 durante gli annuali festeggiamenti dedicati alla Vergine Maria, quando dodici fanciulle veneziane in procinto di maritarsi vennero rapite con le loro doti davanti alla chiesa di San Pietro di Castello.
Siamo ai tempi del Doge Pietro Candiano III e un gruppo di pirati dalmati irrompe nella chiesa, addobbata e illuminata in occasione delle imminenti nozze, tra lo sbigottimento generale. Le giovani fanciulle vengono rapite e derubate delle loro gioie, gelosamente custodite in cassette di legno colorate e appositamente costruite per l’occasione, le “arcelle”. Un inseguimento è prontamente organizzato dal Doge, che prende il ruolo di capo spedizione: i veneziani raggiungono velocemente i rapitori nei pressi di Caorle, liberando le giovani e riscattando le doti. Il loro rientro a Venezia è colmo di orgoglio, il Doge e i liberatori sono accolti dal popolo con grandi festeggiamenti ed entusiasmo: è nata la Festa delle Marie.
Da allora la ricorrenza è stata festeggiata, a ricordo perenne dell’avvenimento, con modalità e riti che si sono succeduti, cambiando nel corso del tempo. Per decenni fu celebrata con una lunga processione attraverso la città, per poi diventare una festa della durata di otto giorni, fatta di regate e intrattenimenti organizzati dalla Serenissima finché, dalla metà del XIV secolo, cadde in disuso.
Dopo sette secoli di abbandono però, grazie al noto regista ed operatore culturale Bruno Tosi, la celebrazione è stata recentemente riportata in auge e trasformata nell’evento cardine del carnevale veneziano, oltre che in un’occasione unica per ammirare i costumi della tradizione. Nella riproposizione moderna, la festa viene inaugurata da uno scenografico corteo composto da dodici ragazze e oltre trecento figuranti in maschera che, per rievocare il rapimento e la liberazione delle giovani spose, sfilano da San Pietro di Castello fino a Piazza San Marco.
Al termine del corteo, tra le giovani una vincitrice viene proclamata: vestita di un magnifico costume realizzato per l’occasione, diventa la protagonista del famoso “Volo dell’Angelo”.