Le pandemie: una lunga storia, dalla peste al Covid 19

15 Luglio 2021

Venezia, 15 luglio 2021 – Studiare il passato per capire come affrontare il presente e il futuro. È una mostra che ha l’obiettivo di portare a conoscenza del pubblico i devastanti effetti che hanno avuto le pandemie nel corso dei secoli e l’impegno degli Stati, della medicina e della scienza per fronteggiarle e debellarle. “Le pandemie: una lunga storia, dalla peste al Covid 19” è stata inaugurata nei giorni scorsi al piano terra della Scuola Grande San Marco, ossia l’Ospedale Civile di Venezia, nell’ambito delle celebrazioni per la nascita dei 1600 anni di Venezia, e sarà visitabile fino a settembre. Dopo la prima esposizione “La civiltà del bene: la cura nei secoli a Venezia”, è partito il nuovo progetto espositivo e digitale, a cura di Walter Pasini e Isabella Angela Pasini, che racconta a grandi linee come epidemie e pandemie abbiano per secoli funestato la vita degli uomini: tra queste le più conosciute come la peste, il vaiolo, la sifilide e il colera fino ad arrivare alla recente pandemia Covid-19.

Una mostra che assume una rilevanza particolare a pochi giorni dai festeggiamenti del Redentore, un voto che Venezia perpetua nei secoli per la liberazione dalla peste. La peste fu, infatti, la pandemia più importante della storia dell’umanità per numero di vittime. La malattia era causata dal batterio Yersinia pestis, e veniva trasmessa agli uomini attraverso il morso di una pulce infetta: si presentava con febbre alta e i classici “bubboni”, ovvero l’ingrossamento anomalo dei linfonodi. Tra il 1347 e il 1348 si diffuse in tutta Europa e fu soprannominata “Morte nera” perché rappresentò la più grande e mortale pandemia di tutti i tempi, tanto che nel triennio dal 1347 al 1350 causò la morte di un terzo della popolazione europea di allora. La peste continuò a colpire periodicamente l’Europa, anche nei secoli successivi. A Venezia la peste del 1575 portò al voto del Redentore e quella del 1630 portò al voto della Madonna della Salute

In epoche passate, fu nei porti che si concentrò per secoli la lotta contro le malattie infettive. Grazie alla sua particolare conformazione, a Venezia nacque il primo lazzaretto della storia in un’isola, dove il Senato della Repubblica collocò, nel 1423, il primo ospedale pubblico per gli appestati. Nel 1468 nacque il secondo lazzaretto, in un’altra isola. Nel 1782 ne eresse un terzo, nell’isola di Poveglia. I lazzaretti servivano per isolare uomini e merci per un determinato periodo, chiamato “quarantena” perché, secondo la dottrina ippocratica, si riteneva che fossero 40 i giorni di massima incubazione di una malattia contagiosa.

In tempi di contagio scattavano delle misure restrittive: ad esempio, una delle misure di prevenzione più antiche, la più diffusa e meglio documentata, è la “Fede di sanità”, ossia un vero e proprio passaporto sanitario di cui si doveva munire chi iniziava un viaggio via terra, mentre chi viaggiava via mare doveva essere in possesso della “Patente di sanità”. 

Altra piaga ben nota era il vaiolo, di cui sono state rinvenute tracce perfino nei resti mummificati di alcuni faraoni, circa 1500 anni prima di Cristo. Dal VI secolo dopo Cristo il vaiolo si diffuse in Europa dove, nel 1700, arrivò a un picco di 60 milioni di morti. Il vaiolo è la prima malattia che si cercò di prevenire, prima con la “variolazione” e poi con la vaccinazione di massa, grazie agli studi del medico inglese Edward Jenner. Fu ufficialmente considerato eradicato nel 1980, a 24 anni dall’inizio della vaccinazione promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. 

Tra le malattie note anche la sifilide, che irruppe in Europa alla fine del XV secolo e che probabilmente fu introdotta dai marinai di Cristoforo Colombo al ritorno dal viaggio nelle Indie Occidentali. I malati vennero raccolti negli ospedali chiamati “ospedali degli Incurabili”: a Venezia ne sorse uno nel 1522, il primo grande ospedale centralizzato della città. 

Il colera fu invece la più importante pandemia dell’Ottocento, causata dall’ingestione di cibo o acqua contaminata da un batterio. Il colera fu anche l’elemento determinante per la capitolazione dei veneziani nei confronti degli assedianti austriaci, come viene citato nella poesia di Arnaldo Fusinato “Le ultime ore di Venezia”. 

Nei pannelli espositivi si ricordano anche la cosiddetta “Spagnola”, una influenza che si diffuse dal 1918 e causò la morte di almeno 50 milioni di persone, per la maggior parte comprese tra i 20 e i 40 anni, oppure la poliomelite e la Tbc, le malattie infettive come la Sars e l’Ebola fino alla pandemia da Covid-19 tuttora in corso che, secondo i dati ufficiali, ha registrato 177 milioni di infetti e causato quasi 4 milioni di decessi. 

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