Venezia, 16 marzo 2022 - L’insegna circolare con lo storione presente in un quadro del Carpaccio, ancora oggi con le stesse fattezze dell’epoca, nasconde la storia di una grande donna forte ed emancipata: l’ostessa Antonia, simbolo di una Venezia che nei suoi 1600 anni continua ad essere un modello di ospitalità, femminilità e tradizione.
Donna fra uomini a capo della più antica locanda veneziana storicamente documentata, l’Antica locanda Sturion diventò il simbolo della Riva del Vin, luogo dove in passato venivano scaricate le partite di vino e i viaggiatori si godevano la mondana vita veneziana.
L’episodio per cui viene ricordata nelle cronache risale al 1414 quando maritò la figlia senza concordare le nozze con i Signori della Notte, istituzione veneziana che si occupava di mantenere l’ordine durante le ore notturne. Antonia fu prima sposata con Meneghino Tubetà, che venne ucciso a causa dell’irruenza dei suoi osti e poi si risposò, in seconde nozze, con un certo “Pasqualini Bonmathei hospitis ad hospitium Sturionis in R.to”.
In un’epoca in cui Venezia era meta battuta da mercanti e viandanti, nella locanda della vedova Antonia si poteva trovare un alloggio sicuro, a due passi dal ponte di Rialto e con vista sul Canal Grande. E si narra che nella sua locanda, uno dei piatti più richiesti era lo storione, considerato uno fra i pesci migliori in assoluto, da qui il detto veneziano “Megio essar na testa de sardela che na coa de sturion”. Ed è proprio l’insegna con lo storione che viene riprodotta in uno dei quadri del Carpaccio del 1494, "Il Miracolo della Reliquia della Croce", che cela la storia di questa donna, esempio di grande emancipazione femminile.