Venezia, 3 gennaio 2022 – Vederli è un evento unico e raro, come del resto la storia racconta così il loro passaggio. A Venezia i Re Magi vengono raffigurati dalle statue che segnano le ore 12 dalla Torre dell’Orologio di Piazza San Marco: una lenta processione che avviene dal Cinquecento e che si inserisce nelle celebrazioni per i 1600 anni della nascita della città. Per ammirare l’opera d’arte che annuncia l’Epifania, bisogna trovarsi in Piazza San Marco due volte in un anno: alle ore 12 del 6 gennaio, oppure nel giorno dell’Ascensione, basta alzare gli occhi in alto, verso uno dei segni architettonici più celebri di Venezia, la Torre con il suo grande orologio astronomico, un capolavoro di tecnica e di ingegneria che segna, ormai da cinquecento anni, la vita, la storia e il continuo scorrere del tempo.
Si tratta di statue di legno meccaniche: un angelo che suona una tromba e i tre Re Magi che, trascinati da un meccanismo a binario lungo la piattaforma semicircolare posta sopra al quadrante, escono dal pannello delle ore, passano davanti alla Madonna col Bambino e rientrano poi nella Torre attraverso il pannello laterale dei minuti, situato dal lato opposto dell’orologio. Le statue non sono quelle originali del 1499 ma una loro copia fedele, realizzata nel 1755 da Giobatta Alviero.
Nel 1499, quando venne realizzata la Torre dell’Orologio, i tre Re Magi e l’angelo con la tromba erano stati concepiti per uscire ad ogni ora dalla loggia del secondo piano e sfilare in processione davanti alla statua della Madonna con il bambino. Tuttavia, la delicata complessità del meccanismo e l’usura portarono a ridurre la frequenza della processione dei Magi. Creata la nuova macchina e rifatto il congegno della processione da Bartolomeo Ferracina, i Magi furono rimessi in funzione con lo stesso meccanismo che ancor oggi li fa muovere in occasione delle festività dell’Epifania e dell’Ascensione.
Ai tempi della Repubblica Serenissima, il periodo compreso tra Natale e l’Epifania non segnava il passaggio nel nuovo anno, che avveniva invece il primo marzo secondo il più antico calendario romano. Nei territori dello Stato Veneto, infatti, fino al 1797, il computo del calendario avveniva “More Veneto”, ovvero “secondo l’uso veneto, a modo veneto” e le date venivano abbreviate con le iniziali “MV”. Il giorno dell’Epifania il Doge assisteva alla messa solenne a San Marco, mentre all’esterno della Basilica si assiepavano i bambini per partecipare alla processione fino a San Zaccaria, dove le monache aprivano le porte del convento per distribuire dolcetti, marzapane, panetti, ciambelle e scalette. Una tradizione, questa, che non si è mai persa ma solo trasformata: nel Seicento e Settecento le botteghe venivano allestite con dolci, cesti di frutta, cibo e balocchi. Si narra che anche i patrizi amassero questa tradizione: ad esempio, la famiglia Labia della contrada di San Geremia fu la prima che ebbe l’idea di regalare giocattoli, dolci e frutta ai bambini della parrocchia. Successivamente, anche i Contarini, i Michiel, i Mocenigo, i Piovene, i Pisani seguirono questo esempio, portando avanti così la tradizione in città.