Venezia, 24 ottobre 2022 - Una storia secolare, che parla della risorsa più importante del pianeta: l’acqua. Compie 110 anni l’acquedotto di Mestre, inaugurato il 27 ottobre del 1912, un’opera fondamentale per garantire quotidianamente l’acqua al territorio veneziano, che parte dai pozzi di Zero Branco e scorre fino all’impianto di potabilizzazione di Ca’ Solaro per poi essere distribuita al territorio. Tanta strada è stata fatta in un arco temporale che tuttavia non sembra così ampio se si pensa che, dalle condizioni igienico-sanitarie precarie in cui ci si trovava solo un secolo e due lustri fa, ora basta un semplice gesto per veder uscire dal proprio rubinetto un’acqua sana e costantemente monitorata. Per questo motivo il 27 ottobre, alle 17, nel chiostro del Museo M9, si terrà una tavola rotonda per tracciare una storia che dal passato guarda al futuro, sviluppando impianti sempre più all’avanguardia.
Un’opera idraulica, quella di Mestre, che si affianca alle tante altre presenti nel territorio e che tracciano il racconto dell’acqua nel territorio veneziano. Come l’impianto di Marghera, con la sua alta torre piezometrica, completato nel 1925, oppure come l’acquedotto di Venezia con la sua sala macchine, costruita nel 1882, che ospita oggi le moderne pompe e gli impianti che rilanciano e portano nelle case di Venezia, del litorale veneziano e di Chioggia, l’acqua che arriva dalle falde dei pozzi e dal potabilizzatore di Ca’ Solaro.
Attualmente la rete dell’acquedotto pubblico di Mestre e della terraferma del Comune di Venezia, gestita dalla società interamente pubblica Veritas, è lunga 887 km ed eroga ogni anno circa 27 milioni di metri cubi di acqua potabile, corrispondenti a 27 miliardi di litri. La rete è alimentata dalle centrali di Marghera, Ca’ Solaro e Gazzera. L’acqua viene prelevata per la maggior parte dai pozzi di Zero Branco e Quinto (Tv) e, per una quota minore, da quelli di Morgano (Tv), Sant’Ambrogio (Pd) e Canove (Ve). Solo una modesta parte viene prelevata dal fiume Sile e potabilizzata nell’impianto di Ca’ Solaro, per integrare i picchi di domanda estivi. Dietro a questa fotografia attuale c’è il ritratto di una città i cui abitanti, per molti secoli, hanno utilizzato cisterne e pozzi artesiani per attingere l’acqua. Acqua di bassa qualità, perché Mestre confinava con la Laguna di Venezia, quindi i pozzi erano poco profondi e la falda acquifera era, ed è, spesso infiltrata di acqua salata o salmastra. Fu proprio la coscienza pubblica a reclamare il bisogno impellente di poter attingere a un’acqua sana a costituire lo spunto per la realizzazione dell’acquedotto.
Il primo tentativo di distribuire acqua potabile pubblica nei Comuni di Mestre, Mirano e Dolo, per questo consorziati, risale al 1896 e porta la firma della Compagnia generale delle acque. Ma è solo nei primi anni del 1900 che il Comune elabora il progetto di un acquedotto, che prevede una portata di 5.000 metri cubi, con tubi di adduzione dai pozzi di Zero Branco. Il 27 ottobre 1912 l’acquedotto di Mestre viene inaugurato.
L’acqua viene prelevata dai pozzi di Zero Branco, scorre nei tubi posizionati sotto il Terraglio e arriva nella stazione di pompaggio che si trova in centro, vicino al torrione ottagonale in via di Santa Maria dei Battuti. La rete di distribuzione misura oltre 20 km ed è dotata di 162 idranti antincendio utilizzati anche per la pulizia delle strade.
Da questo momento in poi, l’acquedotto di Mestre comincia ad allargarsi alle altre aree di terraferma. Ad esempio a Marghera, dove la Compagnia generale delle acque (che ha costruito e dal 1884 gestisce l’acquedotto di Venezia) nel 1921 progetta e realizza, sotto il cavalcavia della Giustizia, una deviazione dalla condotta per Venezia in uscita dalla centrale della Gazzera.
L’anno dopo, nel 1922 - proprio 100 anni fa - cominciano i lavori per il nuovo acquedotto potabile di Marghera, i cui impianti sono realizzati in un’area di piazzale Sirtori, dove si trovano adesso. Vengono costruiti una vasca di accumulo, fabbricati per pompe e sollevamenti e nel 1925 è ultimata la torre piezometrica, ancora oggi visibile, alta 57 metri e mezzo.
Ma acqua ai giorni nostri significa anche sicurezza idraulica del territorio e salvaguardia dell’ambiente: da poco è stato infatti realizzato il completamento dell’impianto fognario di via Torino a Mestre con la realizzazione della vasca di prima pioggia e dell’impianto idrovoro, opere fondamentali per allontanare il rischio di allagamento, in caso di forti piogge, e mettere in asciutto tutta l’area sud di Mestre.