Tra il Cinquecento e il Settecento, la libertà nel vestire delle veneziane contro le proibizioni della Serenissima

3 Ottobre 2022

Libere anche nella scelta di vestirsi. Se nel Cinquecento in tutta l’Europa dilagava la moda spagnola di chiudere i corpi femminili dentro abiti rigidissimi e accollatissimi, le donne della Serenissima Repubblica si mostravano in vesti scollate e col busto aperto sul decolleté. La Repubblica di Venezia esprimeva la sua propria identità anche in fatto di moda femminile, nonostante le leggi suntuarie che cercavano di limitare gli sfarzi e il lusso nel vestire.    

Per tutto il Cinquecento le donne cammineranno traballanti sui calcagnini, zatteroni lignei intarsiati e rivestiti di velluto, alti anche 50 centimetri, sopra a calze realizzate a maglia o ad ago. I capelli, raccolti, saranno rialzati sulla fronte in due boccoli a forma di corna.  

Nel secolo successivo, la situazione politica cambia e Venezia subisce l’influsso dello stile barocco che impone nuove forme corpose e rotondeggianti. La moda olandese e la moda francese allontanano dai gusti quella spagnola per dare libero spazio alla comodità, alla libertà dei movimenti e alla praticità. Nella seconda metà del Seicento sarà la Francia a fornire le maggiori novità con la comparsa del pizzo, che diventerà uno dei maggiori simboli di prestigio sociale soprattutto nell’abbigliamento maschile. Di pizzo saranno collari e polsini, bordure, fazzoletti da mano, fusciacche alla vita e alle ginocchia, ornamenti per calzature. A Venezia non saranno più sufficienti i laboratori casalinghi, né quelli più professionali di conventi e monasteri e si avvieranno l’insegnamento e la lavorazione a Burano per l’ago e a Pellestrina per i fuselli o mazzette. I gentiluomini porteranno sul capo alte e folte parrucche nonostante le proibizioni del Magistrato alle Pompe. E più volte la Serenissima dovrà intervenire proponendo l’obbligo di usare abiti esclusivamente di colore nero per contrastare il lusso e lo sperpero nell’acquisto dei corredi.  

Nel Settecento Venezia ritorna a recuperare un po’ di personale originalità. Per quanto riguarda l’uomo si assisterà all'accorciarsi della camisiola fino a diventare panciotto, le parrucche si ridimensioneranno e si trasformeranno in calotte con ricci a cannolo sopra le orecchie e codino stretto da nastro, mentre trionferà per tutto il secolo il tricorno. Nella moda femminile dominerà l’andrienne. Di origine francese, è una sopravveste aperta davanti, caratterizzata dall'ampio faldone arricchito da pieghe che si diparte dalle spalle. Verso la metà del secolo si useranno anche i cerchi, a forma di gabbia, realizzati in vimini e posti sui fianchi per allargarne le misure. La calzatura preferita sarà una pianella, con tacco, senza tallone, con tomaia di tessuto coordinato all’abito. Dopo secoli di incerte passeggiate sui trampoli, le veneziane proveranno la gioia di camminare svelte per ponti e per calli, senza aiutanti, grazie alla praticità di queste nuove scarpe. 

Nell’Ottocento, Venezia si adeguerà invece al semplificarsi delle fogge che invade l’Europa e non si registreranno personalistiche interpretazioni della moda, che seguirà pedissequamente quella francese e inglese.  L’innovazione più vistosa del secolo, per quanto riguarda l’abbigliamento maschile, sarà l’allungarsi dei pantaloni e il formalizzarsi del vestiario in tre capi base: pantaloni, panciotto e giacca. Per le donne si cambierà la linea all'incirca ogni decennio, ma l’elemento caratterizzante dell’abbigliamento delle veneziane per tutto il secolo sarà lo scialle, più leggero in estate e di lana in inverno, con lunghe frange e di colore nero.

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