Venezia, 6 aprile 2022 – Nel suo “Les Estoires de Venise”, il cronachista Martin Da Canal, nel raccontare i festeggiamenti per l’elezione di Lorenzo Tiepolo il 15 luglio 1268, scrisse che erano talmente tante le arti che si erano recate a Palazzo Ducale a rendere omaggio al Doge che non si potevano nemmeno menzionare. Artigianato e Venezia è un binomio con origini antichissime che ancora oggi sopravvive grazie alla trasmissione di antichimestieri che sono il cuore città, lungo i suoi 1600 anni di vita. Capitale mondiale del commercio e dello scambio di culture tra popoli, considerata la porta d’Europa verso l’Oriente, la città di Venezia ha permesso nei secoli lo sviluppo di numerose attività artigianali, grazie all’espansione della Repubblica Serenissima, che favorì lo sviluppo delle attività legate ai commerci e, per secoli, continuò ad attirare in laguna maestri artigiani da tutti i territori stranieri.
E per celebrare il talento creativo nell’alta manifattura, nell’isola di San Giorgio torna, dal 10 aprile, “Homo Faber: Crafting a more human future” che, attraverso la visione di un team di curatori e di partner internazionali, proporrà percorsi e visite nei laboratori dell’eccellenza contemporanea del mondo artigianale, ancora oggi custode della storia millenaria della Serenissima. Botteghe di calzolai, di occhiali, di gioielli, di restauro del legno e di ceramica, stamperie d’arte, studi di grafica e serigrafie, vetrerie, atelier e manifatture tessili, legatorie, ma anche forcolai e squerarioli, costumi di alta moda e le immancabili maschere veneziane.
Un viaggio nel cuore della città che racconta Venezia, alla scoperta della sua storia artigiana e creativa, che fin dal Duecento vide nascere le corporazioni di mestiere a tutela dei suoi maestri.
Le arti e l’artigianato vissero un lungo periodo di splendore: lo sviluppo delle manifatture raggiunse il suo apice nel periodo più fulgido della Serenissima, nel Cinquecento, quando si contano un centinaio di corporazioni che aumentano a 150 con la caduta della Repubblica. La Serenissima è quindi sempre stata città di artigiani, viva e produttiva, di saperi tramandati di generazione in generazione, che raccontano una potenza economica e culturale anche attraverso i suoi stessi luoghi e la sua topografia: campi, calli e campielli prendono i nomi da quegli artigiani che sono sempre stati il punto di forza della Serenissima. Dei gloriosi fasti dell’artigianato di Venezia rimane ancora oggi traccia nella toponomastica locale, come calle dei Fabbri, del Tentor, del Remer, dei Boteri, dei Saoneri, del Pistor, del Forner, del Calegher, del Spezier e molte altre ancora.
Fino al primo maggio, Venezia torna quindi a mostrare la sua essenza attraverso una manifestazione che guarda al futuro, immergendo i visitatori in un percorso culturale tra atelier, botteghe e monumenti storici, alla scoperta di maestri battiloro, vetrai, remeri, sarte, orafi, mascherai, artiste delle perle di vetro, incisori e stampatori, calzolai, restauratori, pasticceri, modiste e altri ancora, custodi di un inestimabile patrimonio del saper fare ma che punta alla formazione delle nuove generazioni, di uomini e donne che potranno sapientemente esprimere la propria venezianità attraverso la creazione delle loro opere d’arte.