Le Annunciazioni del Doge Grimani e della Scuola di San Rocco

24 Maggio 2021

Venezia, 24 maggio 2021 – Un breve ma suggestivo percorso sul tema dell’Annunciazione pensato nell’ambito delle celebrazioni per i 1600 anni dalla fondazione della città di Venezia. C’è tempo fino al 27 giugno per visitare la mostra “Le annunciazioni del Doge Grimani e della Scuola di San Rocco”, che la Scuola Grande propone – in collaborazione on il Consiglio Regionale del Veneto e con il patrocinio del Patriarcato di Venezia – in due sedi diverse: a Palazzo Ferro Fini, dove per l’occasione sarà esposto il mosaico a tessere minute realizzato da Giovanni Novello (1516-1522), e nelle sale della propria sede monumentale, dove l’annuncio dell’Angelo alla Vergine è rappresentato più volte da grandi maestri della pittura del Cinquecento, ossia Tiziano e Tintoretto.  

All’ingresso della Scuola, al piano terra, viene esposta anche una tela tintorettiana appartenuta nel Settecento al doge Pietro Grimani e oggi in collezione privata. Tale prestito offre interessanti possibilità di confronto non solo con la tela di Tiziano del medesimo soggetto, collocata sopra uno degli archi del pianerottolo dello Scalone e indicata come modello dell’Annunciazione Grimani, ma anche con il celebre telero (1581-1582) che apre il ciclo delle storie della vita della Vergine, l’ultimo realizzato da Jacopo Tintoretto per la Scuola. 

Salendo poi la scala, il visitatore potrà ammirare un’altra Annunciazione: quella realizzata da Tintoretto per le portelle d’organo della chiesa di San Rocco (1567-1570 c.), un tempo sulla controfacciata dell’edificio sacro e trasferita recentemente in Scuola. Ciascuna di queste “Annunciazioni” presenta caratteri diversi non solo nel formato, ma anche nell’ambientazione, nell’impaginazione, negli elementi simbolici inseriti nella composizione, suggerendo al visitatore chiavi di lettura che vanno oltre l’apprezzamento estetico dei singoli dipinti. 

“Sopravvissuta indenne alle tempeste in tanti secoli di vita la Scuola Grande continua oggi la sua attività nell’ambito civico. Ora vuole ricordare la nascita della città, offrendo non solo il decoro delle sue collezioni artistiche, ma anche la continuità di una lunga tradizione morale e civile. Con l’orgoglio di una ininterrotta fedeltà ai principi mette a disposizione le proprie sale per una mostra sull’Annunciazione, lieta di accogliere, sotto il patrocinio del Patriarcato, il Consiglio regionale del Veneto – afferma il Guardian Grando della Scuola, Franco Posocco – queste tre diverse istituzioni si sono accordate per dare un senso spirituale e civile alla ricorrenza, affinché essa sia memoria del comune destino e della volontà di costruire tutti insieme il futuro. Alcune Annunciazioni del periodo rinascimentale, quando Venezia accolse nelle chiese innumerevoli tele di tale soggetto, sono ora esposte presso il Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale, e nella Scuola Grande di San Rocco. Presentando al pubblico la figurazione di Giovanni Novello (1516-22 ca.), il quadro di Tiziano Vecellio (1535 ca.), la pressoché inedita opera di Jacopo Tintoretto (1555-59), un tempo del doge Pietro Grimani, con altre immagini dello stesso tema, si mettono a confronto icone significative della nostra arte”. 

La pittura veneta, infatti, con i molti esempi di tale soggetto dimostra l’importanza del tema quale fondamento simbolico, forse anche politico, della polis e dello stato. In questa prospettiva emerge il confronto tra due grandi pittori, Tiziano e Tintoretto, che si cimentano sullo stesso argomento con soluzioni assai vicine ma alternative nella tecnica e nell’ispirazione.  Il quadro di Tintoretto, dopo secoli e traversie, ritorna a Venezia, ove decorava la casa del doge Pietro Grimani, mentre l’Annunciazione di Tiziano è in bella vista a San Rocco. Anche l’opera di Giovanni Novello, conservata nella saletta dell’Archivio, è nota soltanto agli specialisti. Si tratta di un quadro realizzato con la tecnica musiva, comune a Venezia ma adottata per grandi pareti. 

L’iconografia dell’Annunciazione è vastissima nello Stato veneto, così come ampia è l’ammirazione per la tela tizianesca. 

“Le altre Annunciazioni in mostra fanno parte del ciclo della Scuola. In queste opere il fondale è costituito di solito da una finestra, una bifora aperta sul paesaggio di colline, montagne e lontananze, immagini intense della Terraferma veneta. Il Veneto e Venezia sembrano quindi appartenersi dal punto di vista figurativo, secondo una tradizione consacrata dalle innumerevoli sembianze che raffigurano l’Annunciazione, un evento che dallo spazio interno di una casa si estende a quello esterno della luce, del cielo, della natura – continua il Guardian Grando – È l’origine della vita innanzitutto, quale evento della persona, che si vuole evocare, assieme alla continuità di una tradizione morale e civile che permane come sostanza spirituale di una città e di un territorio. Nel momento odierno della pandemia, confermare i valori fondanti della collettività significa credere che la costruzione di un comune destino costituisce un impegno permanente. Come insegna la storia, a Venezia il flagello della pestilenza era frequente. Ma la Repubblica per combattere il morbo ricorreva alla fede e alla scienza, poiché la prima forniva il conforto morale e la seconda l’aiuto della tecnica. La nascita di Venezia, memoria del passato, intende essere nel presente anche profezia del futuro. C’è infine un’ultima ragione che rende la mostra sulla Annunciazione particolarmente attuale. Essa riguarda il significato che assume per tutti un argomento tanto umano come l’inizio della vita. Le immagini esposte, caratterizzate da un impianto simmetrico, si concentrano su Maria, dove alla convergenza dello spazio corrisponde la sospensione del tempo, immobile, dell’attesa. La Vergine è ritratta con rispetto per la dignità femminile e con riguardo verso la regalità che ne segna gesto e portamento. Soltanto Tintoretto nella tela della Sala Terrena cambia la prospettiva e dipinge Maria turbata, incredula mentre chiede all’Angelo la ragione dell’impossibile annuncio. È un’iconografia nuova rispetto alla tradizione dell’epoca, un altro modo di attualizzare la Madonna. Una rivoluzione stava infatti avvenendo nella società riguardo alla condizione della donna. Forse allora era iniziato lo sviluppo che ci sta portando verso una più compiuta modernità. Anche questo sguardo rivolto al futuro, aperto davanti a noi, costituisce un motivo importante per esporre i quadri dell’Annunziata all’ammirazione di tutti”.

Per informazioni: http://www.scuolagrandesanrocco.org/home/