25 aprile: Festa di San Marco, simboli e tradizioni popolari

25 Aprile 2021

Venezia, 25 aprile 2021 – La Festa di San Marco è una ricorrenza che da anni accompagna la storia di Venezia e che celebra il Santo patrono della città diventato il simbolo di Venezia e della sua immagine nel mondo. In passato, però, quella del 25 aprile era solo una delle feste veneziane dedicate all’Evangelista. La festa di San Marco, infatti, a Venezia, veniva celebrata originariamente tre volte l’anno.

La prima ricorrenza cadeva il giorno della cosiddetta traslatio, la traslazione del corpo del santo a Venezia, cioè il 31 gennaio. Fu proprio in questa giornata dell’828, infatti, che secondo la tradizione popolare, il corpo del santo fu trafugato da Alessandria D’Egitto e portato alla città lagunare, nascosto tra frutta e carne di maiale, impura per i musulmani, in una nave diretta a Venezia da due mercanti veneziani Rustico da Torcello e Bono o Tribuno da Malamocco, con l’aiuto di un servo di nome Basilio.

La seconda festa cittadina dedicata a S. Marco cadeva, invece, nella giornata del 25 giugno, in memoria del ritrovamento delle reliquie del Santo, la cosiddetta inventio (ritrovamento), che, la tradizione orale testimonia avvenuta nel 1094 durante la celebrazione della messa per la consacrazione della basilica eretta in onore del Santo, con l’aneddoto della loro comparsa all’interno di una colonna.

L’unica celebrazione, però, giunta fino ai nostri giorni è quella del 25 aprile, la più recente e istituita solo dopo l’ascesa al potere della Repubblica di Venezia. La Serenissima, infatti, ritenendosi debitrice nei confronti del Santo, volle consacrare la sua riconoscenza con una celebrazione ancora più solenne stipulata il giorno del 25 aprile in concomitanza della data della sua morte e martirio, il cosiddetto dies natalis. Ed è così che da tre feste di San Marco ne resta solo una ed è quella che ancora oggi continuiamo a celebrare.

 

LA LEGGENDA DELLE RELIQUIE DI SAN MARCO

Il primo Santo patrono di Venezia non era Marco ma Teodoro, il Santo bizantino, chiamato Tòdaro dai veneziani, al quale era dedicata una cappella palatina edificata nella piazzetta dei Leoncini, a Nord della basilica attuale. Tutto cambiò nel momento in cui le reliquie di San Marco arrivarono a Venezia dopo essere state trafugate dalla tomba del Santo ad Alessandria d’Egitto dai mercanti veneziani Rustico da Torcello e Bono o Tribuno da Malamocco insieme al servo Basilio. Era il 31 gennaio dell’828. Grazie allo stratagemma di nascondere le spoglie tra frutta e carne di maiale, e facendo, così, leva sulle credenze musulmane legate all’impurità di questa carne, le reliquie del Santo passarono al vaglio senza troppi problemi e arrivarono a Venezia.

Giunte in città non trascorse molto tempo prima che il Doge fece costruire, nell’828, la prima chiesa dedicata all’Evangelista che andò a sostituire l’esistente cappella in onore del Santo bizantino Teodoro. La prima versione della basilica di San Marco, però, venne sostituita poco dopo, esattamente nell’832 da una nuova chiesa a sua volta ricostruita nel 978 da Pietro I Orseolo dopo essere stata distrutta da un incendio durante una rivolta del 976. La versione della basilica che conosciamo oggi risale a un’ulteriore ricostruzione del 1063 voluta da Domenico I Contarini che commissionò i lavori per la basilica attuale, continuati poi da Domenico Selvo e Vitale Falier, ricalcando le dimensioni e la struttura delle precedenti costruzioni i cui resti furono trasformati nella cripta.

La nuova basilica venne consacrata in onore di San Marco nel 1094 dopo tre giorni di preghiere, penitenze e digiuni stabiliti dal doge Vitale Falier per augurare il ritrovamento delle reliquie dell’Evangelista, purtroppo scomparse. Era il 25 giugno e, durante la messa di consacrazione della basilica, celebrata dal Vescovo, secondo la leggenda, il marmo di una colonna calloprecia (costruita da più pietre) della navata destra della basilica, una delle poche rimaste dell’antica chiesa, si spezzò a lato dell’ambone e al suo interno comparvero miracolosamente le reliquie del Santo conservate in una cassetta mentre un profumo dolcissimo si sparse all’interno di tutta la basilica.

Questo miracoloso evento, chiamato inventio (ritrovamento) e accaduto nel giorno del 25 giugno diventò la festa dell’apparizione delle reliquie nel calendario liturgico del Patriarcato di Venezia, nonché uno dei tre giorni dell’anno in cui la città festeggiava San Marco. Questa celebrazione fu poi abolita in favore di quella del 25 aprile (data del martirio del Santo) vigente ancora oggi.

Le spoglie dell’Evangelista furono ispezionate il 6 maggio 1811 e il 26 agosto 1835 il patriarca Jacopo Monico le fece esumare e trasferire dalla cripta della basilica, rischiosa in quanto predisposta all’allagamento con l’acqua alta. Un frammento delle reliquie è conservato nella chiesa dedicata al Santo Evangelista nella città di Cortona in Toscana che, così come Venezia, è caratterizzata dallo stemma del leone alato, simbolo di San Marco. Anche nella cattedrale di San Marco del Cairo, in Egitto, sono conservate alcune reliquie portate dalla basilica di San Marco di Venezia.

 

SAN MARCO E LA SIMBOLOGIA DEL LEONE ALATO

Il legame tra Venezia e San Marco è testimoniato non solo dalle leggende popolari, come quella appena menzionata sulle reliquie del Santo e il loro arrivo in città, ma anche dalla stessa iconografia dell’Evangelista, cioè quella del leone alato con un libro che riporta la scritta in latino: Pax tibi Marce evangelista meus, diventato, poi, icona della Repubblica di Venezia.

Stemma della Serenissima, ed elemento decorativo elevato in ogni luogo dominato dalla potenza veneziana, l’immagine del leone di San Marco affonda le radici del suo legame con Venezia in un’antichissima leggenda secondo cui Marco, mentre navigava verso Alessandria D’Egitto, si imbatté in una tempesta e cercò riparo in una capanna di pescatori nei pressi di Venezia, vicino a Rialto. Addormentatosi gli apparve in sogno un angelo, rappresentato da un leone alato, che esclamò che in questa terra, un giorno, avrebbe trovato riposo. L’annuncio avvenne mediante la seguente frase in latino: Pax tibi Marce Evangelista meus, hic requiescet corpus tuum, cioè “Pace a te, Marco, mio evangelista. Qui riposerà il tuo corpo”. Il mattino seguente, Marco, raccontò il sogno ai pescatori veneziani e poi salpò continuando il suo viaggio verso l’Egitto con il fine di convertire i non fedeli e fondare una sede cristiana proprio in quel luogo dove, invece, venne ucciso.

L’identificazione iconografica del Santo con l’animale del leone è, inoltre, testimoniata in un versetto di San Giovanni nell’Apocalisse, ultimo libro del Nuovo Testamento dove l’Evangelista viene descritto come “creatura simile a un leone”.

Simbolo della città di Venezia e della sua Repubblica, il leone di San Marco ha un’iconografia composta da alcuni elementi fissi rappresentati in diverse combinazioni: le ali, l’aureola sul capo e un libro. In alcune versioni del leone, come quella rampante (con il leone di profilo, sorretto sulle zampe posteriori che regge, con quelle anteriori il libro e una spada) è presente anche una spada. Il leone, oltre a essere il simbolo di San Marco è anche immagine della forza e della potenza della Serenissima; l’aureola sta a indicare, invece, la devozione e la santità, mentre le ali indicano l’elevazione spirituale. Il libro mette insieme i concetti di cultura e pace mentre la spada, qualora presente, va ad assume il significato di forza e giustizia (ricorrente nelle raffigurazioni di questa virtù cardinale).

Potente, saggia, forte, giusta, devota, spirituale, è così che Venezia amava descriversi ed è così che viene rappresentata nella sua immagine, ormai nota in tutto il mondo, del leone di San Marco. 

La Repubblica di Venezia inizia a usare l’immagine del leone alato nei suoi stendardi nei primi anni del XIV secolo. Prima l’immagine della Serenissima era rappresentata da quella dello stesso San Marco. Un’altra caratteristica emersa nella raffigurazione del leone marciano e risalente al XV secolo è quella del posizionamento delle zampe anteriori del leone sulla terraferma, per ostentare il dominio del cosiddetto “stato da terra” e di quelle posteriori nell’acqua, come simbolo dello “stato da mar” e del dominio della Serenissima sull’acqua.

 

LA STORIA DELL’ANELLO DEL TESORO DI SAN MARCO

Tra le diverse tradizioni popolari legate alla figura di San Marco e al suo legame con la città di Venezia c’è quella legata all’anello conservato ancora oggi nel Tesoro di San Marco all’interno della Basilica.

Tutto ebbe origine da una mareggiata. Il 15 febbraio 1340, infatti, una forte burrasca minacciò di sommergere la città e la ricoprì di acqua crescendo di tre cubiti più che mai fosse cresciuta in Venezia, come riportano le cronache di allora. Secondo la leggenda, la città venne salvata grazie all’intervento miracoloso di San Marco insieme agli altri Santi Nicolò e Giorgio.

Fu proprio nel bel mezzo della mareggiata che un pescatore che si stava riparando insieme alla sua barca proprio nei pressi di Piazza San Marco, vicino al ponte della Paglia venne avvicinato da un cavaliere che gli chiese di traghettarlo verso l’isola di San Giorgio Maggiore per imbarcare poi un secondo cavaliere. Nel percorso ci fu un’altra sosta a San Nicolò, al Lido di Venezia, dove salì in barca un terzo cavaliere.

Una volta raggiunto il mare aperto, la barca con i cavalieri e il pescatore avvistò una nave colma di personaggi demoniaci che si dirigeva verso Venezia con l’intento di distruggere la città ma i tre cavalieri, che altro non erano che le rappresentazioni carnali di San Marco, San Giorgio e San Nicolò, sconfissero i demoni e salvarono la città dalla rovina.

A questo punto, San Marco, si tolse l’anello dalla sua mano dicendo al pescatore di consegnarlo al Doge e fu così che Bartolomeo Gradenigo ricevette l’anello che fa ancora parte oggi del cosiddetto Tesoro di San Marco conservato con cura all’interno della basilica a lui dedicata.

 

 

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