Canaletto incontra Guardi: due artisti per lo stesso scorcio dal Molo verso la Basilica della Salute  

4 Agosto 2021

Venezia, 4 agosto 2021 – Canaletto incontra Guardi e ne esce una veduta a confronto che dal Molo di San Marco spazia oltre la Basilica della Salute. Venerdì 6 agosto, in Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro, si inaugura “Canaletto incontra Guardi. Vedute veneziane a confronto: il Molo verso la Basilica della Salute”, un omaggio alla città di Venezia in occasione delle celebrazioni per la sua fondazione: 421-2021.

La mostra, che vede come “ospite” eccezionale la veduta di Canaletto raffigurante “Il Molo verso ovest con la Zecca e la colonna di San Teodoro” della Civica Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano, sarà visitabile fino al 24 ottobre. Il prestito è frutto di uno scambio temporaneo tra le due istituzioni museali in occasione della contemporanea mostra milanese dedicata alla scultura italiana del Rinascimento (“Il Corpo e l’Anima da Donatello a Michelangelo. Scultura italiana del Rinascimento”, Castello Sforzesco 21 luglio - 24 ottobre). 

L’esposizione temporanea della tela di Canaletto accanto al dipinto di Francesco Guardi, che presenta lo stesso soggetto (proprietà collezione Franchetti), offre la possibilità di accostare due straordinarie vedute veneziane, tra le più apprezzate dai turisti aristocratici del Grand Tour, ponendo a confronto diretto due “fermi immagine” (e due diverse concezioni pittoriche del ritratto urbano) di due protagonisti assoluti del vedutismo lagunare del Settecento. Da una parte la luminosa versione di Canaletto, di ampio respiro scenografico e impeccabile coerenza prospettica, riferibile alla maturità del pittore e databile entro il 1742, dall’altra la vibrante interpretazione lirica offerta da Francesco Guardi in una fase avanzata del suo operato, ormai lontana, nella sua indeterminatezza fantastica, dal nitido rigore che aveva suggellato, in una immagine solare, “come incisa nel cristallo” (A. Mariuz), la Venezia di Canaletto nella percezione dei viaggiatori e dei collezionisti dell’epoca. Nella prospettiva immortalata dai due artisti si condensano edifici che incarnano la storia di stessa Venezia e accompagnano chi guarda le tele  verso la scoperta dei suoi mutamenti e delle sue persistenze urbanistiche, in un viaggio nel tempo che celebra quest’anno i 1600 anni dalla fondazione leggendaria della città

Per entrambi, lo sguardo si concentra prima sulla colonna di San Teodoro (che richiama le origini della città e il culto per il Santo bizantino) e si allarga poi verso l’infilata di architetture marciane che affacciano sulla riva del Molo: dall’angolo sud della Libreria sansoviniana, con le svettanti statue poste a coronamento del cornicione che ne completano l’assetto monumentale, si passa alle facciate della Zecca, di fronte alla quale si svolgeva l’antico mercato di pesci e pollame; e poi ancora l’austero blocco dei Granai di Terranova, che ospitavano i magazzini per lo stoccaggio dei cereali (distrutti nel XIX secolo per far posto ai Giardini Reali) e, a chiusura della fondamenta, il piccolo edificio del Fonteghetto della Farina, dove avveniva la rivendita del prezioso prodotto della macinazione, divenuto nel Settecento sede dell’Accademia dei Pittori. Oltre l’imbocco del Canal Grande, svetta Punta della Dogana con le cupole maestose della Basilica della Salute di Baldassarre Longhena, imponente ex-voto costruito per salvare la città dalla peste del 1630, e più in lontananza, seminascosto dal veliero nel dipinto di Canaletto e meglio visibile nella tela di Guardi, l’altro importante edificio di culto legato al terribile morbo, il Redentore. 

Sulla riva e sull’acqua pullula la vita quotidiana della Serenissima narrata dai due artisti: dalle imbarcazioni che attraccano e scaricano le merci alle tende del mercato brulicante di masserizie, fino alla rappresentazione di una eterogenea umanità, indaffarata o sfaccendata. Eleganti dame passeggiano sulla fondamenta nel dipinto di Guardi – figure guizzanti, sinteticamente abbozzate con pennellate sottili e rapidi tocchi di colore – mentre il Canaletto offre più studiati brani di “natura morta” en plein air, come quello delle ceste e delle botti con sedia vuota sulla riva o come il gruppo sulla destra con il gentiluomo di spalle in tricorno e i tre levantini ripreso anche da Bernardo Bellotto in una sua tela. 

Protagonisti, in entrambi i dipinti, la luce e il cielo: una Venezia calda e avvolgente, congeniale all’immagine di incantevole naturalezza cara al gusto razionalista di derivazione illuministica nella tela di Canaletto; una trasfigurazione sentimentale dai toni quasi preromantici nella rilettura di Guardi, dove l’accentuazione dei valori atmosferici e la luce mutevole delle nuvole che corrono veloci nel cielo getta falcate iridescenti su ogni dettaglio della raffigurazione.

In un’ottica di itinerario allargato dal Museo al territorio, saranno previste anche visite e percorsi guidati con partenza dalla Galleria e dalla mostra per poi raggiungere i luoghi narrati nelle tele settecentesche, in un confronto attraverso il quale solo una città come Venezia, con la sua luce e i giochi d’acqua, può restituire una realtà ancora più suggestiva di quella dipinta.  

Per informazioni 

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