Venezia, 30 agosto 2022 – Si chiamava Flavia Paulon ed è stata l’unica donna ad aver avuto un ruolo nella prima edizione della Mostra del Cinema di Venezia del 1932. Appassionata, ironica e con un entusiasmo irrefrenabile, Flavia si fece spazio in un mondo dominato da uomini, diventando l’anima di uno tra i festival cinematografici più importanti al mondo.
“Le idee mi nascono come delle viole nel cervello e si moltiplicano” rispondeva Flavia, quando qualcuno le chiedeva come facesse ad avere sempre un’idea originale o una soluzione innovativa da provare, per rendere la Mostra del Cinema di Venezia o la Biennale d’Arte delle manifestazioni uniche al mondo.
Critica, giornalista, saggista e studiosa del cinema, è nata e cresciuta a Londra, approdando a Venezia quando ormai era già un’adolescente. Visse circondata dall’arte e dalla cultura fin da bambina, nonostante fu grazie al suo arrivo nella città lagunare che iniziò ad avere un contatto diretto con il mondo dell’arte, quando la madre Sophia espose una sua opera alla Biennale.
Dopo gli anni di studio al Liceo Marco Polo, Flavia iniziò a muovere i primi passi nel mondo del giornalismo, grazie alla collaborazione con la rivista “Lido”. Scrivere articoli in inglese le piaceva, le riusciva bene, era brava, veloce e precisa, caratteristiche che non passarono inosservate, soprattutto all’occhio esperto di Elio Zorzi, capo dell’Ufficio Stampa della Biennale d’Arte che la conoscerà proprio lì, tra le scrivanie della redazione di “Lido”.
Iniziò con degli articoli pubblicati sulla rivista “Lido” e proseguì tra le sale del Palazzo del Cinema, la lunga e brillante carriera di Flavia Paulon nel mondo dell’arte cinematografica. Diventò un punto di riferimento per molti produttori, registi e artisti, tra cui i fratelli Lumière e la stessa Peggy Guggenheim, che proprio a lei chiese aiuto prima dell’acquisto di Palazzo Venier dei Leoni, quella che oggi è la Peggy Guggenheim Collection.
Nessuno, nemmeno i direttori stessi conoscevano i segreti e la storia del festival come lei, alla quale tutti chiedevano un consiglio. E proprio lei, nel suo minuscolo ufficio sempre affollato di gente che proveniva da mondi e continenti diversi, sfornava idee, dava suggerimenti e selezionava le bobine dei film che registi e produttori le inviavano, scavalcando l’ufficio stampa, gli uffici e i direttori del festival, perché era l’opinione di Flavia l’unica che contava davvero.
Si divise tra un matrimonio, quattro figli, e la sua carriera nel mondo dell’arte e del giornalismo, alla quale non rinunciò mai. La Dogaressa della Mostra del Cinema lavorò instancabilmente tra le mura del suo piccolo ufficio fino al 1987, fondando anche numerose manifestazioni cinematografiche, tra cui l’attuale Asolo Art Film Festival e continuando a organizzare il festival del Lido nei minimi dettagli, seduta alla sua storica scrivania, sempre con il sorriso sulle labbra, con un’ironia rara e piena d’entusiasmo, continuando a dare preziosi consigli a chiunque ne avesse bisogno.