Venezia, 1 agosto 2022 – Una spiaggia deserta e selvaggia, abbellita da bassi arbusti e dune di sabbia finissima da un lato, dall’altro la vastità del mare Adriatico. E poi orti, vigne e ampi campi coltivati. Un panorama dai tratti romantici e decadenti, che ha saputo conquistare celebri letterati e artisti di ogni epoca. Continua il viaggio alla scoperta dei tesori nascosti e delle curiosità sul Lido di Venezia, lo spartiacque naturale frapposto tra la laguna della città e il mare Adriatico che appena qualche secolo fa seppe reinventarsi in luogo di relax e festa.
Già meta di lussuose e significative tradizioni veneziane come lo Sposalizio del Mare durante la Festa della Sensa, per tutto il Sette-Ottocento il Lido fu protagonista di popolari ritrovi sociali, i “Luni del Lio”, cioè i lunedì del Lido, delle giornate d’autunno tradizionalmente dedicate alla gita in barca per rilassarsi, riposarsi e divertirsi. Secondo alcuni storici questi “Luni” erano occasione di festa per uomini e donne, bambini e anziani, in cui si mangiava e beveva all’aperto con ciò che ci si era portati da casa o nei tavoli delle trattorie e, dopo il pranzo, si cantava e ballava sino a sera.
Fino a circa metà del XIX secolo l'isola veneziana era ancora un'area campestre coltivata ad orti. Tuttavia, la solitudine e la suggestione decadente del suo paesaggio erano perfettamente in linea con i canoni stilistici del maggiore movimento culturale dell’epoca, il Romanticismo: fu così che in questo periodo Venezia e il suo Lido divennero non solo meta o residenza alternativa di molti scrittori e artisti, ma vennero anche sospirati e cantati in numerose poesie e diari di viaggio.
Tra i suoi celebri visitatori non si può dimenticare il tedesco Johann Wolfgang Goethe, che nel libro Viaggi in Italia raccontò di quando, proprio al Lido, vide per la prima volta il mare. Era l’ottobre del 1786 e lo scrittore, dopo essere passato per la Riviera del Brenta, giunse a Venezia: fu subito colpito dal paesaggio lagunare, tanto da celebrare le popolazioni che abitavano quelle isole. Volendo allargare la propria conoscenza oltre la storica città di Venezia, l’8 ottobre Goethe decise di recarsi al Lido, dove rimase incantato dalla bellezza dell’Adriatico e da quella striscia di terra che lo divide dalla laguna. Amò il Lido in modo particolare anche Lord George Gordon Byron, che nei suoi tre anni di soggiorno veneziano, dal 1816 al 1818, non mancò mai di recarvisi per la cavalcata o la nuotata quotidiana, tanto da esprimere il desiderio di essere, alla sua morte, sepolto in quest’isola.
Poco prima del cambio di secolo l’isola veneziana si trasformò in un enorme affare economico. Cominciando a diffondersi in Europa la moda dei bagni in mare, sia a causa di una rinnovata passione di derivazione romantica per il contatto con la natura, che a causa della crescita di una nuova borghesia in cerca della propria affermazione sociale, Venezia e il suo Lido si trovarono dunque in una posizione privilegiata, e ben presto si confermarono come una delle mete balneari più ambite in Italia ed una delle più ricercate al mondo per l’alta società. Questo perché si cominciò ad investire maggiormente nelle infrastrutture: nel 1872 nacque la Società Civile Bagni Lido, e si collegò con una linea di vaporetti la stazione ferroviaria di Venezia Santa Lucia ed il Lido, mentre agli inizi del Novecento iniziò la costruzione di grandi alberghi come l'Hotel des Bains e l'Hotel Excelsior. Vennero inoltre realizzate molte ville in stile Liberty come villa Romanelli, villa Monplaisir i villini Papadopoli e molti altri.
La Belle Époque fu quindi il periodo d’oro per il Lido di Venezia: il jet set internazionale dell'aristocrazia e ricca borghesia europea e d'oltre oceano si riversò nei grandi alberghi, e fiorirono gli stabilimenti balneari, i centri per le cure delle malattie dell'apparato respiratorio e le sale gioco. Ancora una volta, il Lido si rese protagonista della letteratura internazionale: infatti un altro scrittore tedesco, il premio Nobel Thomas Mann, si innamorò di questo lembo di terra sabbiosa al punto tale che lo scelse come ambientazione di uno dei suoi racconti più riusciti, La morte a Venezia.