Venezia, 30 settembre 2021 – L’antica arte dei tintori e dei tessitori tra il Quattrocento e il Cinquecento ebbe il suo massimo sviluppo manifatturiero e fu un importante tassello dell’industria veneziana. A loro, in particolare alla ditta Luigi Bevilacqua, viene dedicata la mostra “Il colore nelle tessiture veneziane” che la Scuola Grande di San Rocco propone per festeggiare la ricorrenza dei 1600 anni di Venezia. Da domenica 3 a sabato 16 ottobre, la Scuola Grande di San Rocco - che viene denominata la “Cappella Sistina” di Jacopo Tintoretto, figlio del tintore della seta Giovanni Battista - apre i battenti al pubblico per tracciare una storia che affonda le sue radici nel 1400. Importando le sete dall’Oriente, l’industria manifatturiera veneziana divenne infatti famosa nella tessitura, una lavorazione che fece diventare Venezia, nel corso dei secoli, un importante centro di produzione delle sete e dei velluti richiesti dalle più prestigiose corti europee.
Tra le più rinomate c’è appunto la tessitura fondata da Luigi Bevilacqua nel 1875, che ha recuperato telai e macchinari anticamente usati dalla Scuola della Seta della Serenissima. Ma pare che la famiglia Bevilacqua sia presente nell’arte del tessile fin dal 1400: a testimonianza di questo c’è una documentazione ricavata dagli archivi della Serenissima dove vari membri della famiglia Bevilacqua appaiono come marzer (venditore di stoffe) drapier, cimador e, nel 1657, anche come tintori.
Ancora oggi, nella sede veneziana della Tessitura Bevilacqua si lavora il tipo di tessuto più pregiato e dalla manifattura più complessa: è il velluto soprarizzo. Si tratta di un velluto particolare, tipicamente veneziano, con due differenti tipi di pelo: il velluto riccio e quello tagliato. Il nome deriva dal fatto che il velluto tagliato risulta più alto del riccio: da qui sopra-riccio o soprarizzo. Partendo dallo stesso filato, le due lavorazioni sono diverse: il velluto riccio riflette la luce e risulta più chiaro, mentre il velluto tagliato, assorbendola, risulta più scuro. Questo prezioso tessuto operato ha una lunga lavorazione, visto che la sola preparazione dei telai può richiedere mesi e le tessitrici producono circa 30 centimetri di tessuto al giorno. La mostra è visitabile dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 17.30.
Con l’occasione, nella Sala dell’Albergo si terranno due conferenze, una lunedì 11 ottobre alle 17.30 intitolata “Un filo lungo secoli si dipana in uno scrigno prezioso: luoghi e nomi antichi legati ai tessuti ed ai mercanti a Venezia” (relatrice Barbara Marengo) e l’altra giovedì 14 ottobre alle 17.30 sul tema “Scale di seta. Storia del prezioso tessuto nella letteratura italiana” (relatrice Daria Perocco).
Nella conferenza dell’11 ottobre si traccerà un itinerario che corre lungo i secoli di storia della Serenissima, inseguendo nomi e luoghi legati ai tessuti, al loro commercio, alla devozione, alla società che ruotava attorno a questo sfaccettato mondo. Nomi orientali legati alle stoffe, nomi di mercanti che convergevano a Venezia da molte città italiane, nomi antichi legati alle maestà degli imperatori, alle rotte delle mude, alla via della seta, e sopratutto nomi che oggi sono quotidianamente sotto gli occhi dei veneziani ma spesso non si sa a cosa si riferiscano o perché simili toponimi esistano. Un modo, inoltre, per ricordare quanto Venezia deve al Levante e quanto il Levante parli ancora inconsapevolmente di Venezia.
“Scale di seta. Storia del prezioso tessuto nella letteratura italiana” racconterà invece la storia dell’abito di seta, che fin dal Medioevo si presenta nei testi letterari come un bene prezioso ma non irraggiungibile e come tale può quindi essere ambìto nei desideri quotidiani. Da una parte compare dunque nelle aspirazioni delle dame che desiderano l’abito di seta per i giorni di festa, mentre dall’altra i cavalieri vogliono la gualdrappa di seta per il cavallo o la veste di seta da apporre sopra lo scudo o le armi per i momenti di celebrazione e di parata. La conferenza percorrerà la storia della comparsa nella letteratura italiana del prezioso tessuto, ricordando anche i testi teorici per l’allevamento dei bachi diffusi dal Cinquecento per passare alla meraviglia espressa per le splendide stoffe che i viaggiatori portavano dall’Oriente ed esplorare la storia dei significati che esso ha assunto nel corso dei secoli.